LE CASCINE IERI E OGGI
Quasi trent’anni fa Vittorio Messori pubblicò su Avvenire un’acuminata critica dell’ecologismo, in cui scorgeva una sorta di pseudoreligione a sfondo naturalistico. In particolare criticava l’importanza attribuita ai grandi spazi verdi nei piani regolatori, facendo notare come i parchi costituissero più un problema che una risorsa per le città. Messori è un grande esegeta dei Vangeli, ma non è detto che tutto quello che scrive sia vangelo. Non tutti gli ecologisti trasformano il rispetto per la natura in una forma di religiosità: il nucleo storico dei Verdi fiorentini ne costituisce un esempio. Ma su di un punto l’autore di Ipotesi su Gesù vedeva lontano: oggi più di allora molti parchi urbani costituiscono una terra di nessuno per marginali. Quel che succede alle Cascine è solo un esempio: basta pensare, in Toscana, alla piaga dello spaccio nella pineta di Viareggio, un tempo fiore all’occhiello di quella che era considerata un prototipo italiano di «Garden City». Il degrado umano di molti parchi costituisce una metafora del declino della nostra società. C’è chi ha elaborato una vera e propria «filosofia del giardino», come Rosario Assunto, che con i suoi capolavori animò uno storico convegno sull’argomento svoltosi proprio a Firenze nella primavera del 1981, ma, anche senza scomodare la metafisica, la realtà di tutti i giorni ci ricorda un’amara verità: i moderni parchi, figli delle romantiche utopie di Rousseau sull’innata bontà dell’uomo e della natura, ne costituiscono una smentita. Una sorta di nemesi storica li ha trasformati in un paradiso perduto in cui, con buona pace di Neil Simon e della sua commedia che presentò il ‘68, nessuno ha il coraggio di camminare a piedi nudi, per paura d’incappare nelle siringhe.
Parco un tempo aristocratico, oggi nazionalpopolare, le Cascine non meritano questa sorte. Fa bene, dunque, il sindaco Nardella a invocare misure repressive nei confronti di chi considera un diritto acquisito lo spaccio. E ben vengano anche i Daspo, che ieri hanno debuttato in Oltrarno (una vera svolta), anche se — come consigliano anche il questore di Firenze Intini e l’ex questore Tagliente — più che interdire una zona a chi spaccia se ne dovrebbe prevedere l’arresto. I nostri pusher non sono legalitari come i socialdemocratici tedeschi, che, secondo Lenin, prima di occupare una stazione avrebbero pagato il biglietto d’ingresso. Il biglietto per loro rischiamo di continuare a pagarlo noi.