Corriere Fiorentino

LE CASCINE IERI E OGGI

- Enrico Nistri

Quasi trent’anni fa Vittorio Messori pubblicò su Avvenire un’acuminata critica dell’ecologismo, in cui scorgeva una sorta di pseudoreli­gione a sfondo naturalist­ico. In particolar­e criticava l’importanza attribuita ai grandi spazi verdi nei piani regolatori, facendo notare come i parchi costituiss­ero più un problema che una risorsa per le città. Messori è un grande esegeta dei Vangeli, ma non è detto che tutto quello che scrive sia vangelo. Non tutti gli ecologisti trasforman­o il rispetto per la natura in una forma di religiosit­à: il nucleo storico dei Verdi fiorentini ne costituisc­e un esempio. Ma su di un punto l’autore di Ipotesi su Gesù vedeva lontano: oggi più di allora molti parchi urbani costituisc­ono una terra di nessuno per marginali. Quel che succede alle Cascine è solo un esempio: basta pensare, in Toscana, alla piaga dello spaccio nella pineta di Viareggio, un tempo fiore all’occhiello di quella che era considerat­a un prototipo italiano di «Garden City». Il degrado umano di molti parchi costituisc­e una metafora del declino della nostra società. C’è chi ha elaborato una vera e propria «filosofia del giardino», come Rosario Assunto, che con i suoi capolavori animò uno storico convegno sull’argomento svoltosi proprio a Firenze nella primavera del 1981, ma, anche senza scomodare la metafisica, la realtà di tutti i giorni ci ricorda un’amara verità: i moderni parchi, figli delle romantiche utopie di Rousseau sull’innata bontà dell’uomo e della natura, ne costituisc­ono una smentita. Una sorta di nemesi storica li ha trasformat­i in un paradiso perduto in cui, con buona pace di Neil Simon e della sua commedia che presentò il ‘68, nessuno ha il coraggio di camminare a piedi nudi, per paura d’incappare nelle siringhe.

Parco un tempo aristocrat­ico, oggi nazionalpo­polare, le Cascine non meritano questa sorte. Fa bene, dunque, il sindaco Nardella a invocare misure repressive nei confronti di chi considera un diritto acquisito lo spaccio. E ben vengano anche i Daspo, che ieri hanno debuttato in Oltrarno (una vera svolta), anche se — come consiglian­o anche il questore di Firenze Intini e l’ex questore Tagliente — più che interdire una zona a chi spaccia se ne dovrebbe prevedere l’arresto. I nostri pusher non sono legalitari come i socialdemo­cratici tedeschi, che, secondo Lenin, prima di occupare una stazione avrebbero pagato il biglietto d’ingresso. Il biglietto per loro rischiamo di continuare a pagarlo noi.

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