Una data, un racconto
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Che bella «cimarola» si sente dire ogni tanto al passare di una bella ragazza per il corso a Sansepolcro. Gli anziani non hanno scordato quel modo di dire popolare riferito alle foglie del tabacco. La «branciola» così così, la «mezza foglia» solo accettabile e la «cimarola» più pregiata. Oggi queste foglie sono utilizzate per la fascia dell’ultimo sigaro Toscano, il «Granduca Cosimo I».
Era il 1560 quando Cosimo ricevette in dono dal vescovo di Sansepolcro dei semi di tabacco che decise poi di far coltivare ai suoi sudditi consentendo l’avvio della produzione in tutta la Toscana. L’Alta Valtiberina, in particolare, è divenuta da allora una delle zone più vocate per la produzione di kentucky pregiato. La maggior parte delle cosiddette fasce, cioè le foglie utilizzate per avvolgere il sigaro, provengono storicamente da questa regione alle pendici della sorgente del Tevere. Qui i giovani che scorrazzano col motorino non hanno fatto i camerieri o la vendemmia, ma se lo sono guadagnato con ogni probabilità raccogliendo il tabacco. La Manifattura Sigaro Toscano acquista pressoché tutta la produzione locale, pagando tra i 5/600 euro al quintale di media e 900 euro al quintale le «cimarole». Mst assorbe il 90% a valore dell’intera raccolta nazionale di kentucky, percentuale che arriva appunto al 100% nel caso della foglia da fascia, la parte qualitativamente più pregiata della coltivazione proveniente da queste zone. «Mst si è impegnata compensando il taglio delle sovvenzioni accoppiate all’agricoltura e garantisce ai coltivatori produttività e stabilità di reddito — spiega la società in una nota — con investimenti anche sul fronte dell’assistenza tecnico-agronomica per il miglioramento qualitativo e quantitativo delle produzioni agricole e per l’adozione di buone pratiche di coltivazione nel rispetto dell’ambiente». Tuttavia il gruppo Maccaferri che controlla la Manifattura è subentrato ai Monopoli di Stato, ereditandone almeno nei fatti l’omonimo regime. Le 120 famiglie di agricoltori della valle, riunite in quattro associazioni, si trovano a trattare in pratirà ca con un interlocutore unico. Oltre a Mst esiste la piccola ma agguerita e completamente autoctona Compagnia Toscana Sigari con dimensioni da Davide contro Golia e che produce il «Tornabuoni», sigaro con soli tabacchi locali.
Ad ogni modo c’è un protocollo di intesa programmatica tra la manifattura e il ministero delle Politiche agricole e forestali firmato nel 2014 col quale si prevede che Mst copra gli acquisti di tabacco dal 2014 al 2020. Un accordo che consenti- l’acquisto di oltre duemila tonnellate di tabacco per un valore nel 2015 di 15 milioni di euro. In attesa dei dati dell’ultimo anno, la manifattura ha fatturato nel 2015 98 milioni di euro e prodotto 196 milioni di sigari, dei quali 3 milioni a mano e 29 milioni venduti all’estero, più 50 tonnellate di trinciati. «La terra della Valtiberina ha iniziato un percorso per la certificazione della filiera a difesa della tipicità del nostro prodotto — ha commentato il sindaco di Sansepolcro Mauro Cornioli — questo è il nostro impegno. Ci fa piacere che la Manifattura Sigaro Toscano abbia scelto il nostro tabacco per la fascia del nuovo sigaro». Oggi gli «stortignaccoli» come si chiamano in gergo i Toscani sono presenti in oltre 50 Paesi. Oltre a tutta l’Europa anche in Giappone, in Usa, Canada, Australia, Israele, Libano, Russia e Argentina. L’espansione è dovuta soprattutto all’acquisizione nel 2015 da parte di Mst della Parodi Holdings Llc, entrando nel mercato americano. Con Parodi, fondata negli Usa a inizio Novecento da emigranti italiani che producevano un sigaro simile per forma e gusto al Toscano, Mst si avvicina già dal 2015 ai 200 milioni di sigari venduti e ai 100 milioni di fatturato. E oggi arriva nelle tabaccherie un omaggio alla storia con il Cosimo I che ha nel ripieno la forza delle foglie medio-alte e apicali del tabacco kentucky americano affumicato per oltre 30 giorni con quercia e noce, e nella fascia l’emblema delle proprie origini.