Morbillo & c., lo specchio di un’emergenza
Il boom dei virus nella nostra regione, il successo delle contromisure
In Toscana, i casi di morbillo notificati dal primo gennaio 2017 a ieri, 20 marzo, sono 102. In proiezione su tutto l’anno, corrisponderebbe a 471 casi. Negli ultimi vent’anni, solo due volte nella nostra regione ci sono stati più ammalati: nel 2008 furono 599; nel 1997, l’ultima grande epidemia, 1.113.
Dal 1985 l’anti-morbillo è raccomandato nel calendario vaccinale pediatrico nazionale; e da allora, pur con qualche picco, i numeri sono andati calando (in Italia la forbice va dai 90.000 casi del 1966 ai 215 del 2005). Ora però gli esperti, di fronte ai focolai di inizio 2017, puntano l’indice contro il calo delle vaccinazioni. Nel 2010, l’Mpr, il trivalente contro morbillo, parotite e rosolia, in Toscana aveva raggiunto un tasso di copertura del 93,1% per calare fino all’88,7% del 2015. Oltre 6 punti sotto la soglia di «immunità di gregge» fissata dall’Organizzazione mondiale della sanità nel 95%.L’Mpr è da alcuni anni nell’occhio del ciclone. Nel 1998 il medico britannico James Wakefield, in un articolo pubblicato da The Lancet, l’aveva indicato come causa dell’autismo. Le autorità sanitarie inglesi tuttavia scoprirono che il ricercatore aveva falsificato i dati; così The Lancet ritirò la pubblicazione e Wakefield venne radiato dall’ordine dei medici. Quella versione è però tornata in auge grazie al web, malgrado sia smentita da tutte le ricerche scientifiche.
Il tam tam anti-vaccini finisce per coinvolgere anche altri sieri. Il tasso di copertura dell’anti-polio dal 2010 al 2015 in Toscana è sceso dal 97,8 al 94,8%, sotto la soglia Oms. «Se un polio dovesse riapparire, sarebbe il fallimento delle nostre politiche sanitarie», ha detto recentemente il presidente dell’ordine dei medici di Firenze, Antonio Panti, mentre il professor Roberto Burioni, del San Raffaele di Milano, prende ad esempio i risultati del siero anti meningite: «In otto anni in Inghilterra sono passati da 1.500 casi all’anno della malattia a 14; in Olanda in quattro anni da 276 a 4». In Toscana, da due anni è scoppiato un focolaio di meningococco C: tra 2015 e 2016 si sono registrati 61 casi, ma è partita anche una campagna di vaccinazione straordinaria e, dall’inizio del nuovo anno, i casi sono solo 3. Sul caso morbillo, il ministero della salute Beatrice Lorenzin ha stoppato il Movimento Cinque stelle: «Il vaccino è l’unica forma di prevenzione».In Italia, le prime vaccinazioni di massa sono partite contro il vaiolo nel 1800; l’obbligo è stato sospeso nel 1977, con l’estinzione della malattia. Nel frattempo sono diventati obbligatori i vaccini contro difterite (1939), polio (1966), tetano (1968) e epatite B (1991). Altre nove, nel corso degli anni, sono entrate nel novero delle vaccinazioni «raccomandate». Ma per quanto, per le «quattro» resti la dizione di «obbligatorie», di fatto non sono più tali dal 1998 da quando non sono più un requisito per l’iscrizione alla scuola dell’obbligo. Con il calo del tasso vaccinale degli ultimi anni, nel 2016 la Regione Emilia Romagna ha deciso di reintrodurre l’obbligo delle «quattro» come criterio per iscriversi agli asili nido.
La Toscana ha al vaglio del Consiglio regionale la proposta di legge Saccardi: tutte e 13 le vaccinazioni (obbligatorie e raccomandate) come condizione necessaria per l’iscrizione ad asili nido e scuole materne. I sostenitori del no all’obbligo vaccinale prendono invece a modello il Veneto, contrario all’obbligo ma per la promozione dei vaccini e per la trasparenza sulle reazioni avverse. In base ai dati 2015, il Veneto però non brilla: la copertura di antipolio è al 91,2% (terz’ultimi in Italia) , quella dell’anti-morbillo è al 87,1% (ottavo posto). E all’estero? Francia, Grecia, Portogallo e Belgio hanno imposto l’obbligo assoluto per alcuni vaccini. Il Regno Unito invece dà libertà di scelta. Mentre la Germania ha scelto una strada simile alla Toscana: per essere ammessi a scuola senza vaccino, serve il certificato medico di esenzione.