Chianti, i migranti attori e la tragedia del capannone
Si chiamano Abdullah, Ester, Philip, Mamadou, Prosper. Sono arrivati via mare dal Camerun, dal Gambia, dalla Nigeria, affrontando i pericoli del Mediterraneo sui barconi della speranza. Hanno tutti dai 20 ai 30 anni, hanno affrontato la morte e la sofferenza più di una volta, mantenendo intatta la speranza di una vita migliore che potesse accoglierli una volta arrivati in Europa. Una volta arrivati in Toscana questi cinque giovani richiedenti asilo hanno iniziato a frequentare i laboratori teatrali multiculturali del Chianti fiorentino, realizzati dai comuni di San Casciano e Tavarnelle Val di Pesa insieme al Centro di accoglienza di Sambuca e a Oxfam Italia che gestisce a San Casciano il centro di accoglienza Mexcla con 30 richiedenti asilo. E ora, dopo mesi di laboratori e prove, sono pronti a raccontare le loro storie di vita: stasera saranno in scena al Mcl di Tavarnelle (ore 21.15) e domani al teatro Niccolini di San Casciano nell’ambito del progetto «Teatro senza confini», con lo spettacolo Morte accidentale di un somalo realizzato in collaborazione con Arca Azzurra Teatro e Laboratorio Amaltea. Dove le loro storie vere di vita si mescolano alla drammatica vicenda del giovane somalo, vittima dell’incendio che si è consumato alcuni mesi fa a Sesto Fiorentino. La regia è di Patrick Duquesne e oltre agli attori migranti partecipano anche gli italiani Marco Borgheresi e Samuel Osman. Un teatro davvero «senza confini» dove si fa integrazione sul palcoscenico per la promozione «di azioni positive volte a favorire il contrasto a situazioni di discriminazioni etnico-razziali mediante l’arte, la cultura e lo sport» come raccontano gli organizzatori.