Cheli: l’interesse collettivo prevale sui diritti dei singoli
«Il legislatore ha il diritto ed il dovere di intervenire per tutelare la salute pubblica, limitando altri diritti, perché l’interesse collettivo è prevalente». Enzo Cheli, costituzionalista, parla della legge sui vaccini obbligatori.
Enzo Cheli, costituzionalista, allievo di Paolo Barile, giudice della Corte costituzionale dal 1987 al 1995 e vice Presidente della stessa Corte dal 1995 al 1996, presidente dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni dal 1998 al 2005, componente del comitato scientifico dell’Enciclopedia italiana Treccani, sta seguendo il dibattito che si acceso attorno ai vaccini e alla proposta di legge regionale che impone l’obbligo di vaccinazione per poter iscrivere le bambine ed i bambini all’asilo nido e alla scuola materna ed elementare.
Professore, mentre le mamme del no manifestavano fuori dal Consiglio regionale, dentro Palazzo Panciatichi la commissione sanità ha ascoltato i contrari alla legge regionale sull’obbligo dei vaccini. La commissione ha fatto bene? Esiste un «diritto di tribuna» in tal senso?
«Nel caso di materie delicate, anche per certi aspetti controverse, le autorità e le istituzioni pubbliche devono giustamente ascoltare tutti, dare il cosidetto “diritto di tribuna” alle posizioni diverse o contrastanti. E la materia delle vaccinazioni è una materia delicata. Era però opportuno che contemporaneamente fossero ascoltate le posizioni di chi è a favore dell’obbligo di vaccinazione. C’è poi un’altra attenzione da seguire». Quale? «Come dicevo non è sbagliato ascoltare voci diverse da parte delle autorità pubbliche ma occorre che l’emotività, gli aspetti emotivi non prevalgano sulla scienza».
I contrari parlano di diritto di scelta. Dove è l’equilibrio tra questo diritto individuale e quello pubblico alla salute?
«Questo problema è al centro dell’articolo 32 della Costituzione che recita testualmente: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana”. Si parla chiaramente di diritti individuali e di diritti della collettività, come limite agli altri diritti, come ad esempio sottrarsi all’obbligo di vaccinazione. È un bilanciamento delicato, ma la Corte costituzionale ha spiegato bene e più volte su che punto tale equilibrio si deve assestare: cioè l’interesse pubblico». Cosa ha detto la Consulta? «Nella lettura dell’articolo 32 della Carta la Corte costituzionale ha affermato la necessità di un dato scientifico accurato, verificato, sicuro, adeguato, nonché di dati statistici altrettanto certi per la prevalenza dell’interesse collettivo su quello individuale. Un interesse prevalente, è stato chiarito, sia per motivi di salute pubblica sia per motivi economici cioè per le ripercussioni che una non tutela dell’interesse collettivo avrebbe in termini di cure ed altro».
E questo è il caso dell’utilità delle vaccinazioni.
«Infatti. Ci sono dati scientifici inoppugnabili su efficacia ed utilità di molti vaccini e quindi deve scattare il discrimine sopra ricordato a favore della tutela della società. Il legislatore ha non solo il diritto ma anche il dovere di interve- nire, superando le posizioni dei singoli individui, come detta la nostra Costituzione».
I contrari alla legge regionale sostengono che non si può limitare il diritto all’istruzione dei minori.
«I punti di riferimento anche in una materia così delicata esistono già: e sono Costituzione, sentenze della Corte costituzionale, il livello di sviluppo dei dati scientifici, fattori ritenuti necessari per far prevalere i diritti collettivi. Requisiti che sussistono nel caso dei vaccini».
Anche nel caso delle vaccinazioni c’è molta disinformazione, specie on line: come si può affrontare il problema del rapporto tra scienza e Rete?
«È una questione chiave: basti pensare al rovente tema delle fake news, della post verità, l’impatto che questi problemi hanno in ogni Paese e nella vita di ogni giorno. La Rete oggi è uno strumento con grande diffusione, utilissimo per confrontare informazioni, ma non altrettanto sicuro sulla fondatezza delle informazioni che vi circolano, specie quando si tratta di diritti della persona, salute, scienza, questioni etiche e bio-etiche. Certamente su temi così importanti e delicati non può essere la Rete a legittimare il potere pubblico e le sue decisioni».
La Regione Emilia Romagna ha varato sui vaccini una legge diversa da quella pensata dalla giunta regionale toscana: non è un problema sulla salute avere legge regionali diverse?
«È ovvio che non può esserci disarmonia sulle vaccinazioni, come su altri temi che riguardano dalla salute: non ci possono essere venti leggi regionali diverse per tutelare lo stesso interesse collettivo. Quello delle vaccinazioni è un tema di rilevanza nazionale ed è opportuno che lo Stato intervenga con una legge quadro; che indichi alle Regioni come operare all’interno dei principii fissati dallo Stato stesso».
Ascolto Su materie così delicate si deve ascoltare tutti, dare il cosidetto «diritto di tribuna» alle posizioni diverse o contrastanti La commissione regionale sanità avrebbe però dovuto ascoltare contemporaneamente le posizioni di chi è a favore dell’obbligo di vaccinazione Regole Ci sono dati scientifici inoppugnabili su efficacia ed utilità di molti vaccini e quindi deve scattare il discrimine a favore della tutela della società Vista la rilevanza nazionale del tema è opportuno che lo Stato intervenga con una legge quadro