Profumo a processo
«Usura bancaria» L’ex presidente di Mps rinviato a giudizio
Alessandro Profumo, Ad designato di Leonardo ed ex presidente del Monte dei Paschi, è stato rinviato a giudizio nell’ambito di un’inchiesta della procura di Lagonegro (Potenza) con l’ipotesi di reato di usura bancaria. L’indagine ha preso le mosse da una denuncia presentata da un imprenditore di Sala Consilina (Salerno) nel 2014, quando Profumo era presidente di Banca Mps, ruolo che ha ricoperto dall’aprile del 2012 all’agosto del 2015: il provvedimento lo ha quindi raggiunto — come spiegano i suoi difensori — perché all’epoca della denuncia era legale rappresentante dell’istituto, ma i fatti contestati risalirebbero a prima della sua elezione a presidente del Cda di Rocca Salimbeni. L’imprenditore campano nel 2014 denunciò che gli erano stati applicati tassi d’usura sia in banca Mps che in Banca della Campania (il cui presidente Raffaele Picella è stato rinviato a giudizio nell’ambito dello stesso procedimento). La procura lucana ha ritenuto che l’imprenditore avesse ragione: in particolare, Mps avrebbe applicato tassi superiori a quello previsto dalla legge, in un caso fino anche al 190%, su cinque contratti di diversa tipologia (conti correnti, conto anticipi e mutui). Il Gup del tribunale di Lagonegro ha accolto la tesi dei magistrati e con un decreto del primo marzo ha rinviato a giudizio i presidenti delle due banche, fissando la prima udienza per il prossimo 28 settembre. I legali di Profumo, Adriano Raffaelli e Francesco Mucciarelli, manifestano fiducia sul fatto che Profumo uscirà indenne da questo procedimento, sia perché non ci furono sfondamenti delle soglie di usura sia perché estraneo ai fatti: i difensori hanno evidenziato che i contratti risalgono al 2001 e al 2006, quindi molto tempo prima che Profumo entrasse in Mps. Profumo, da pochi giorni designato dal Governo Ad di Leonardo, era stato inoltre indagato per falso in bilancio e manipolazione del mercato, insieme all’ex ad di Banca Mps Fabrizio Viola: i magistrati di Siena, nel luglio scorso, avevano inviato il fascicolo alla procura di Milano, territorialmente competente per il reato di manipolazione del mercato. La stessa procura lombarda ha poi fatto richiesta di archiviazione, ma il gup Livio Antonello Cristofano si è riservato di decidere sull’opposizione all’archiviazione presentata dal Codacons.