«Quel camino avvelena, chi ci può salvare Ale?»
Monossido dalla pizzerie. I genitori: a vuoto denunce e ordinanze
Alessandro, 2 anni: vicino alla finestra della sua cameretta c’è il camino di una pizzeria: da lì esce monossido. I genitori chiedono aiuto.
Alessandro, due anni, ha la sua cameretta con vista ciminiera. Le finestre sono sempre chiuse, babbo Paolo e mamma Elena devono inventarsene di tutti i colori per evitare che in casa entri il denso fumo nero che esce dalla canna fumaria posizionata a pochi metri di distanza. «Monossido di carbonio», hanno scritto su un verbale i vigili del fuoco di Firenze che nei loro molteplici interventi, anche insieme alle unità speciali, hanno constatato che nell’appartamento di Paolo e Elena l’aria è irrespirabile a causa dell’acre odore di legna bruciata e di carne alla brace. Per non parlare della fuliggine che ogni giorno colora di nero le gambe del piccolo Alessandro, i suoi peluche, le pareti e le tende delle case vicine, e non permette neanche più di poter stendere la biancheria all’aperto.
I fumi, emessi dalle cucine di un ristorante di piazza Ghiberti, sono anni che tolgono il sonno e la salute ai residenti di via dell’Agnolo con affaccio sul mercato di Sant’Ambrogio. Dal 2013 sono stati presentati dieci esposti e nel 2015 si è perfino sfiorata la tragedia: «La canna fumaria si è incendiata, e le fiamme si sono alzate per alcuni metri — dicono Paolo ed Elena — Pensavamo potessero entrarci in casa». Dopo quel fatto i pompieri hanno diffidato l’allora titolare del ristorante a usare quella specie di lunga ciminiera. E lo stesso ha fatto la polizia municipale che per quattro volte è intervenuta su richiesta dei residenti. Sulla canna fumaria incriminata sono state presentate anche due interrogazioni in Consiglio comunale da Tommaso Grassi di Firenze a Sinistra ma le denunce, a oggi, sembrano essere rimaste lettera morta: «Quella canna fumaria è abusiva e non mai stata sanata — attaccano i residenti —e a dimostrarlo c’è un atto di Palazzo Vecchio che, nell’ottobre scorso, ha aperto un fascicolo di pericolosità in cui si ordina di metterla in sicurezza e di non utilizzarla fino al termine dei lavori. Naturalmente queste prescrizioni non sono state eseguite e nelle nostre abitazioni continuiamo ad avere aria malsana». E nel dicembre scorso il Comune ha emanato una nuova ordinanza minacciando di far scattare i sigilli. «Non vogliamo che il ristorante chiuda — continuano i residenti — ma i gestori devono assicurarci che le illegalità saranno sanate». E il locale che dice? «Su questa storia non parliamo», la secca risposta.