Una belva, tante ferite (curate con il trucco)
Dopo 37 anni il capolavoro in Palazzo Vecchio dove fu esposto per secoli Il sindaco ricorda Cosimo I: lui la volle proteggere, noi siamo i suoi eredi
Realizzata da un artista etrusco del V-IV secolo a.c. la Chimera di Arezzo nasconde molti segreti e altrettante storie. Dal nome, nato per un equivoco, al colore, al «restauro» di Benvenuto Cellini, alle aggiunte settecentesche. E per un mese rimarrà a Palazzo Vecchio, dove è stata per secoli.
Dopo 37 anni la Chimera di Arezzo, capolavoro etrusco ritrovato nel ‘500, torna in Palazzo Vecchio dove è stata esposta per due secoli. Assieme alla riproduzione dell’arco di Palmira in piazza della Signoria, il ritorno della Chimera è uno dei segni del G7 della cultura, che per un mese arricchirà la visita del palazzo. «Vogliamo dare il nostro contributo come Firenze a questo G7 — ha sottolineato il sindaco Dario Nardella, inaugurando l’evento — Il ritorno a casa della Chimera di Arezzo, che sarà mostrata non solo a ministri e alle delegazioni, ma ai visitatori da tutto il mondo, è all’insegna del genius loci. Cosimo portandola nel palazzo pubblico lo fece non solo per esaltare i Medici, ma anche con un concetto di tutela del bene che era
Ghinelli Speriamo che questo sia un buon viatico per vederla ad Arezzo
modernissimo. E di cui dobbiamo cercare di essere degni eredi». Accanto al bronzo del V-IV secolo a.C. sono esposti il busto in bronzo di Baccio Bandinelli di Cosimo I, proveniente dagli Uffizi, e la lettera inviata dallo stesso Bandinelli ai Medici con lo schizzo che raffigura la Chimera come fu ritrovata, cioè senza coda, manoscritto conservato nella Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze. L’esposizione «Chimera relocated», curata da Muse, durerà fino al 27 aprile grazie alla collaborazione di Museo Archeologico Nazionale di Firenze, dove il bronzo è custodito, Uffizi e Biblioteca Centrale Nazionale, ed i visitatori potranno ammirare nei dettagli la statua, girando attorno alla sua «base». «Questo evento segue la filosofia di narrare il palazzo riportando opere legate alla sua storia, collocandole nel loro contesto — spiega Sergio Risaliti, che ha curato per Muse la mostra — Prima è stata la volta degli arazzi medicei nel salone de’ Dugento, poi degli orti pensili di Eleonora di Toledo sulla Terrazza di Saturno, adesso della Chimera nella sua sala di Leone X». E da Arezzo, dove da tempo chiedono la restituzione dell’opera, anche solo per una mostra, il sindaco Alessandro Ghinelli commenta: «Questa trasferta per il G7 potrebbe essere un buon viatico per vederla ad Arezzo. Sono contento che la Chimera, uno dei nostri simboli più forti, sia di buon auspicio per il G7 della cultura».