«Lite per debiti di droga», ma i filmati lo smentiscono
Prato, interrogato l’uomo fermato per l’omicidio del portiere d’albergo. Il nodo dell’arma
Dice che lui gli doveva dare duecento euro. Soldi per un debito di droga. E dice anche che a quel punto, sulla panchina di fronte al Tribunale, c’è stata una lite. Una lite alla fine della quale lui ha preso una bottiglia, l’ha spaccata e l’ha colpito al collo, da dietro.
Questo è il racconto di Abdelghani Arrami, marocchino di 30 anni, arrestato sabato scorso sabato dai carabinieri del Nucleo investigativo all’aeroporto di Bologna con l’accusa di aver ucciso Leonardo Lo Cascio dopo una rapina finita male. L’uomo, che al momento del fermo si stava imbarcando per il Marocco, e che prima aveva trovato rifugio a Parma, è stato interrogato per ore dal sostituto Egidio Celano. Arrami, difeso dagli avvocati Gabriele Terranova e Luca Ancona, ha raccontato di essere andato a mangiare un gelato dopo l’omicidio. Prima però, ha detto ai carabinieri, sarebbe stato lui stesso a fare la telefonata «anonima» che giovedì sera ha segnalato il cadavere a terra davanti al tribunale di Prato.
Arrami, un ex operaio tessile, ha qualche precedente di polizia per reati contro la persona. «Lo Cascio sapeva dove trovarmi perché io vado a comprare la birra alla Lidl», ha detto. I carabinieri, però, sospettano che il movente dell’omicidio non sia legato alla droga: nei prossimi giorni arriveranno i risultati sugli esami tossicologici — effettuati ieri durante l’autopsia — ma ai carabinieri non risulta nessun collegamento tra Lo Cascio e il mondo della droga. I filmati dell’aggressione, peraltro, fanno propendere proprio per una diversa dinamica: il portiere di notte non avrebbe avuta alcuna discussione con il marocchino, che lo avrebbe invece colpito per portargli via lo zainetto e i soldi (20 euro). Arrami ha anche raccontato di aver avuto, quella sera, un appuntamento con la sua vittima. Ma sul telefonino della vittima non risulta il numero dell’arrestato. I carabinieri non hanno infine scovato né pezzi di vetro insanguinati né cocci di bottiglia sul luogo del delitto: l’arma non corrisponde a quella del racconto
Cosa non torna Il marocchino racconta di averlo colpito con una bottiglia rotta, ma non si trovano vetri