Un distacco sempre alto e l’handicap scontri diretti
Tre vittorie non bastano, la distanza dal sesto posto è ancora notevole e a Sousa, per sperarci davvero, servirebbe mantenere un ritmo scudetto. A complicare le cose, oltre alla cabala (mai l’ottava in classifica ha rimontato fino alle zone europee in così poco tempo), c’è la classifica avulsa, che vede la Fiorentina sicuramente dietro al Milan (0-0 al Franchi, 2-1 rossonero a San Siro), alla pari con l’Atalanta (doppio 0-0) e in svantaggio con l’Inter (all’andata i viola persero 4-2). Il rischio insomma è che non basti raggiungere le rivali, ma che occorra superarle. Numeri a parte, ci sono almeno altri tre bastoni tra le ruote viola. Il primo è l’ambiente. I tifosi contro la società, Sousa contro la stampa, il club che fatica a tollerare certe uscite dell’allenatore: tutti fattori che descrivono bene una convivenza forzata nella quale diventa molto più difficile riuscire a remare dalla stessa parte. E poi c’è il gioco. Le vittorie in fila sono arrivate dopo partite modeste, spesso sonnacchiose e giocate sotto ritmo da una squadra che, nel periodo d’oro, faceva proprio dell’energia la sua arma migliore. Le zampate di Kalinic e Baba hanno dato una gran mano, ma ora che il calendario sarà meno tollerante, servirà una Fiorentina molto migliore per sperare di agganciare almeno due delle squadre che le stanno davanti. Infine ci sono i ricambi, intesi come alternative in panchina. Cristoforo e Milic hanno dimostrato di essere tecnicamente due spanne sotto a molti dei loro compagni e la stessa cosa vale per Maxi Olivera, De Maio, Tomovic e in parte pure per Tello, Salcedo e qualche altro. Non resta che sperare che Berna (e Kalinic) torni a star bene. E che Baba, appena si alzerà dalla panchina, torni a segnare.