Musei autonomi, 15 mesi dopo: cos’è cambiato
Uffizi, Bargello e Accademia: direttori a confronto nella serata del Rotary. Il nodo risorse
Cento persone, cento rotariani fiorentini e un obiettivo: sapere come se la cavano i grandi musei fiorentini (Uffizi, Bargello, Accademia) con la nuova autonomia in vigore da 15 mesi. La risposta: porta con sé parecchie luci ma anche molte ombre, soprattutto le risorse che scarseggiano. E si parla di forza lavoro, di gente che accolga i visitatori, stili bilanci, faccia i restauri.
Ieri pomeriggio al museo Marino Marini la presidente Patrizia Asproni, che è una rotariana, aveva invitato i soci del suo club e per loro i direttore di Uffizi (Eike Schmidt), Bargello (Paola D’Agostino) e Cecilie Hollberg (Galleria dell’Accademia), per parlare di come sta procedendo la riforma Franceschini. Si voleva insomma fare un bilancio. Tutti hanno sollevato alcuni problemi: e cioè che a loro avviso la riforma va nella direzione giusta ma che mancano strumenti e risorse. Ma la più preoccupata è apparsa Cecilie Hollberg: «L’autonomia — ha detto — rappresenta una riforma positiva per l’Italia e io sono felice di aver lasciato il mio lavoro per venire a dirigere un museo che oltre al David ha una collezione di fondi oro straordinaria, solo per fare un esempio. Ma questo non toglie che io abbia una carenza di organico seria. Mi manca il 40 per cento del personale previsto. Mi manca un funzionario amministrativo in grado di stilare un bilancio, sono senza architetto, senza squadra tecnica e non sto qui ad elencare tutte le carenze. Questo è accaduto perché nella riforma era prevista che i musei della regione fossero divisi in quattro gruppi (Uffizi, Bargello, Accademia, Polo museale della Toscana) solo che nella riorganizzazione la maggior parte delle risorse è andata agli Uffizi». La sua considerazione va nella direzione che hanno sollevato in tanti. Anche l’ex soprintendente Paola Grifoni, in un’intervista rilasciata domenica al Corriere Fiorentino, ha affermato lo stesso concetto: e cioè che l’autonomia favorisce i contesti museali più grandi e famosi — aveva citato Uffizi, Pompei e Colosseo ragionando su ambito nazionale — a discapito dei più piccoli.
Alla considerazione di Hollberg risponde lo stesso Eike Schmidt: «Non è vero che noi abbiamo avuto più risorse, le abbiamo avute commensurate alle nostre esigenze che sono maggiori. Voglio aggiungere che i nostri funzionari amministrativi hanno aiutato l’Accademia stilando i loro bilanci e predisponendo i loro stipendi e hanno dato una mano anche al Bargello». Ma nel museo delle sculture è andata diversamente: Paola D’Agostino ha infatti chiesto a Schmidt di accogliere negli uffici degli Uffizi alcuni dipendenti del Bargello perché grazie all’esempio dei colleghi questi potessero formarsi. E, in sostanza rendersi autonomi.