Sfida del cuore
Intervista a Viviano, il portiere-tifoso: «Viola mia ti batto»
Diviso tra l’amore ancestrale (e sempre vivo) per la sua Fiorentina e quello nuovo e sincero per la Sampdoria. È così che Emiliano Viviano, uno dei protagonisti della bellissima vittoria blucerchiata di lunedì sera a San Siro contro l’Inter, si prepara a vivere la sua partita del cuore. Lui, tra un allenamento e l’altro si rilassa guardando il mare dalle finestre della sua casa tra Pieve Ligure e Bogliasco. E a forza di respirarlo, gli è entrato dentro.
«Flachi e Bazzani me l’avevano detto che di Genova ci si può innamorare — dice — e che i tifosi della Samp sono eccezionali. Ma non mi aspettavo di legarmi così a questa città. Mi sento a casa, ho altri quattro anni di contratto e non ho nessuna intenzione di andare via. Cosa mi piace di Genova? Il centro storico è meraviglioso. E poi c’è il mare, che ti rimane dentro dal primo istante. Non sono mai stato un amante del mare, ma ora ne sento la mancanza quando non ci sono». Ma poi c’è Firenze: «È la città in cui sono nato e cresciuto per la quale ho un’ammirazione totale: è magnifica». E allora è facile immaginare il valore della partita di domenica per lui che sull’avambraccio destro si è tatuato il faro di Genova e, da qualche giorno, anche il Ponte Vecchio racchiuso in un cuore.
«Per me è una partita speciale. Io sono e sarò sempre un tifoso viola, è una cosa che mi porto dentro da quando ero bambino. Detto questo, ammetto che quella contro la Fiorentina è una delle poche partite che gioco con un po’ di ansia, perché fare un errore contro la mia squadra del cuore significherebbe farsi dire da qualcuno “eh, è un tifoso viola…”. In realtà gioco sempre per vincere». E sulla posta in palio aggiunge: «La Fiorentina può ancora puntare all’Europa. Certo, l’Atalanta continua ad essere una piacevole sorpresa, anche se quando la vedi giocare capisci che non è un caso che sia lì. Il Milan non è più quello di Shevchenko, Kaka e Pirlo, ma è sempre il Milan, anche perché Montella è un valore aggiunto. I giochi per l’Europa non sono chiusi».
Niente regali però. Perché dopo il favore di lunedì sera (grazie alla sconfitta dell’Inter il sesto posto per la Fiorentina è distante appena 4 punti), la squadra di Giampaolo vuole continuare a stupire: «Noi della Samp vogliamo vincere sempre. Del resto, dopo due derby vinti (non accadeva da 57 anni, ndr) e due vittorie a San Siro abbiamo scritto per i nostri tifosi una piccola pagina di storia blucerchiata. La bellezza della nostra stagione è la crescita costante e la voglia di far diventare ottima un’annata già buona».
Ma Viviano come vive da lontano le sorti della sua squadra? «La Fiorentina mi sta dando un’impressione costante di imprevedibilità. Ogni volta che la vedo giocare, penso che possa vincere o perdere contro chiunque. Poteva fare di più ma dopo anni di soddisfazioni, può darsi che questo sia di transizione. La più grande delusione dell’anno è stata l’eliminazione dall’Europa League: era impensabile prendere quattro gol in casa». Dal presente al futuro, con un inciso tutto viola: «Finalmente abbiamo assistito al ritorno di Antognoni in società che, per come vedo io il calcio, cioè da vecchio romantico, ne avrebbe avuto diritto da sempre. Per il futuro vediamo, nel calcio bisogna programmare e sembra che il ciclo viola sia arrivato alla fine. L’addio di Sousa? Io tifo Fiorentina, potrebbe allenarla chiunque». Chiunque ma non Marco Giampaolo: «No, lui ce lo teniamo noi. Il mister sembra un musone, un taciturno, ma non è così. È un uomo che non sbraita, non si arrabbia e prende ogni decisione in prima persona. A livello di preparazione e tattica, poi, è uno degli allenatori più preparati del nostro campionato». E Di Francesco? «Il suo è un gioco che potrebbe piacere ai tifosi viola. Lo dico con cognizione di causa».
Dalla panchina al campo, dove alla fine della stagione potrebbe esserci più di un addio. «Vivio» individua quello che sarebbe il più «doloroso»: «Kalinic è un attaccante eccezionale e Badelj uno dei giocatori più forti della rosa. Ma quello che mi dispiacerebbe più veder andare via è Gonzalo. È un difensore incredibile, il capitano, un ragazzo affezionato a Firenze, quindi non è una bella cosa che lui non rinnovi. Anzi, se vuole venire da noi…». È un appello buttato lì, con il sorriso, e magari con un velo di speranza. La stessa che ripone sulla Fiorentina che verrà e che vorrebbe ripartisse da Astori, Bernardeschi e Chiesa. «Più Saponara. Mi piace l’idea di una squadra di giovani italiani». Ammesso che il talento di Carrara rimanga: «L’ho sempre sentito parlare in modo eccezionale della Fiorentina, poi è ovvio che ha un procuratore che cercherà di fare i suoi interessi, ma credo che Berna sappia che a Firenze può essere amato come da nessun’altra parte. E farlo capitano potrebbe essere un gesto simbolico per fargli capire di essere al centro del nuovo progetto. Anche se c’è un altro che ha le qualità per fare il capitano viola: Astori. Mi ha stupito in maniera incredibile anche Chiesa. Ho conosciuto il padre quando era l’allenatore della Primavera della Samp, e prima ancora l’ho tifato in curva Fiesole. Devo dire che Enrico era un giocatore strepitoso, ma Federico può diventare un top player». Infine un giudizio da intenditore sui portieri: «Secondo me Tatarusanu ha avuto un ottimo rendimento, ma Sportiello è uno dei portieri che preferisco. Non amo la competizione nel ruolo del portiere, ma tra i due sarei indeciso anche io».
Stiamo facendo la storia, qui vorrei finire la carriera Giampaolo è speciale, uno dei migliori allenatori che abbia mai avuto Sousa? Un ciclo sta finendo, ma che amarezza andare fuori col Borussia Sono molto felice del ritorno di Antognoni, era l’ora Berna resterà e sarebbe giusto dargli la fascia da capitano Di Francesco in panchina farebbe divertire il Franchi