San Miniato accoglie «Vanni»
Le ceneri di Sartori, morto a Roma, in una cappella alle Porte Sante Padre Bernardo: questa è la sua casa, un luogo che lo aveva rapito
L’incontro tra l’abate e il professore una decina di anni fa: Sartori faceva da Cicerone tra le tombe monumentali per un programma tv
Il professore Giovanni Sartori è morto nella sua casa romana, ma le sue ceneri verranno conservate nella sua Firenze, a San Miniato, in una cappella nel cimitero delle Porte Sante.
«Giovanni Sartori nutriva una grande simpatia per i benedettini. Diceva che, rispetto ad altri, il nostro è l’unico ordine a mettere il lavoro, materiale e spirituale, davanti a tutto». L’abate di San Miniato al Monte, padre Bernardo Gianni, conosceva molto bene Sartori, e con lui aveva stabilito una certa consuetudine. L’incontro tra i due avvenne una decina di anni fa, in occasione di una trasmissione andata in onda sulle reti Rai, Extraterreni (a cura di Valeria Panuccia), in cui lo storico, trasformato per l’occasione in un Cicerone girava nel cimitero delle Porte Sante accompagnato da un giovane fra Bernardo e dall’attore e regista Gabriele Lavia per spiegare l’origine del camposanto e delle tombe monumentali: una passeggiata tra arte, storia e filosofia mescolato al fascino di luoghi silenziosi che chiedono una riflessione. Insomma, un turismo funebre ma non funereo.
Sartori, prendendo spunto da una scritta sulle lapidi, da testimonianze e biografie, da brandelli di versi o liriche intere, da dipinti, immagini e segni, «aiutava a capire anche quale fosse il senso della vita. Di quel programma ciò che mi è rimasto impresso era l’abilità con cui Giovanni passava continuamente dal piano storico a quello teologico e spirituale — racconta padre Bernardo — Guardare dentro i sepolcri riservava sempre una sorpresa, e aveva anche un merito: quello di riconciliarsi con l’idea della morte, uno degli ultimi tabù. E poi, aveva l’abilità di creare l’atmosfera giusta, di far percepite parole non dette. E il suono di foglie secche spazzate via e l’immagine di un albero secolare che si lascia ammirare erano per lui un continuo spunto. Non praticava messe e chiese ma era un uomo che si poneva grandi interrogativi, soprattutto sull’Aldilà».
Da allora Sartori, a San Miniato e al cimitero monumentale delle Porte Sante, non è più tornato ma tra lui e l’abate il rapporto di amicizia non si è mai interrotto: «Ogni occasione era buona per una telefonata, per un biglietto d’auguri o per un messaggino». Ed è stato proprio l’abate Bernardo Gianni ad accompagnare il padre della scienza politica italiana nel suo ultimo viaggio. Un viaggio che i familiari hanno voluto rendere pubblico, attraverso un necrologio, a tre giorni di distanza dalla scomparsa del loro congiunto: «La moglie Isabella Gherardi sartori e la figlia Ilaria Sartori Balduino, con il marito Giuseppe Balduino e i nipoti Isabella, Sebastiano e Tea — si legge nel messaggio — annunciano per espressa volontà del defunto e ad esequie avvenute presso la Cappella di San Miniato al Monte, la scomparsa di Giovanni Sartori».
Quella cappella, sempre chiusa ma sempre in ordine, di cui parlano i parenti del professore — mattoncini rossi e in stile neogotico — si trova alle spalle del Palazzo dei Vescovi e del refettorio del monastero, e al di sotto del timpano riporta una scritta, voluta proprio dal suo proprietario: «Giovanni Sartori per se e pei suoi». È lì che ora riposano le sue ceneri, «e mi sembra ragionevole, tornato nella sua Firenze, che questa sia la sua casa — aggiunge padre Bernardo — Perché dalle Porte Sante sembrava rapito. Ne parlava con ironia, sapienza e competenza, e questo ha lasciato in me e nei miei confratelli un bellissimo ricordo».