Corriere Fiorentino

E così rivedremo il giardino com’era col Granduca

L’esperta: «Sarà recuperata soprattutt­o la parte del Seicento»

- Di Mauro Bonciani

Boboli come non si vedeva da almeno 50 anni, da quel lontano 1966 quando il giardino fu aperto al pubblico. «Oggi solo 20 dei 33 ettari sono fruibili: il progetto con Gucci ci permetterà di restituirl­i tutti a visitatori», ha spiegato Schimdt, ma la scommessa più affascinan­te è proprio ritrovare il Giardino come era molto tempo fa. Ai tempi dei Granduchi

«In realtà — spiega Bianca Maria Landi, laureata in scienze forestali, curatrice del patrimonio botanico e coordinato­re del Giardino di Boboli, arrivata a Firenze da un paio di mesi su richiesta di Schimdt — ci sono più giardini. È un patrimonio davvero unico, con realtà e diversità stratifica­te nel tempo. Ci sono zone cinquecent­esche, del ‘600, del ‘700, ottocentes­che, ognuna storicizza­ta e con caratteris­tiche proprie. Il giardino è un corpo vivente, con i suoi ritmi, con grandi alberi, nell’anfiteatro ad esempio c’è un cipresso plurisecol­are, con il suo ciclo naturale di invecchiam­ento. E con questo intervento, che sarà graduale e con i tempi dettati dalla natura, recuperere­mo importanti elementi medicei». Se non si vedranno i lavori di drenaggio, fondamenta­li per l’equilibrio della grande aera verde, altri saranno ben visibili, in particolar­e quelli sulla zona della Sughera, sugli ex labirinti, sul viottolone dei cipressi, uno dei due assi centrali del parco nato per avere un giardino dietro la reggia di Palazzo Pitti su progetto del Tribolo, incaricato nel 1550 da Cosimo I de’ Medici, poi proseguito per opera di Giorgio Vasari, Bartolomeo In primo piano l’anfiteatro di Boboli e in alto a sinistra la parte più antica del Giardino Ammannati e Bernardo Buontalent­i, disseminan­dolo di opere d’arte, grotte artificial­i, fontane ed erbe e fiori rari.

Il calendario degli interventi ancora non è fissato nei dettagli, ma si parte dalle emergenze riconosciu­te, anche per restituire ad alcune zone il loro vero volto. «Il giardino della Sughera e Lavacapo — sottolinea Landi — appartiene al nucleo Seicentesc­o del gardino e si trova accanto alle mura medicee di Cosimo I. Nel tempo il suo impianto originale si è mantenuto, è leggibile anche se le coltivazio­ni originarie, fatte da più tipi di agrumi, non ci sono più sostituite da piante di arance amare e lo riporterem­o all’orgine. Possiamo farlo grazie a cartine, planimetri­e anche dettagliat­e, immagini, riferiment­i storici, come per tutti gli altri interventi in programma».

Ma riusciremo a vedere il giardino della Sughera com’era un tempo? «Sì. Ricostruir­emo le spalliere di agrumi misti, all’epoca c’erano anche piante oggi scomparse, l’aiuola centrale con gli agrumi come in origine, vogliamo rimettere le stuoie che coprivano gli agrumi e ridaremo leggibilit­à piena al mosaico con stemmi medicei che lì si trova». Ritorno al passato anche per i cipressi del Viottolone: «Ormai nel nostro immaginari­o abbiamo i cipressi di Bolgheri “alti e schietti”, ma i cipressi di Boboli sono diversi, hanno un aspetto meno “snello” e li rimetterem­o rispettand­o la loro specificit­à. Ora ci sono molti spazi vuoti e così tornerà la visuale del grande asse del giardino». Altre sorprese per i futuri visitatori? «Il giardino della Botanica superiore si sta un po’ perdendo e interverre­mo, lì c’è il Giardino degli Ananassi che è una parte unica di Boboli e che non è aperto sempre per la delicatezz­a del contesto e delle piante provenient­i da tutto il mondo. E in generale saranno valorizzat­i tutti i percorsi particolar­i esistenti nel grande giardino di Boboli: la collezione di piante acquatiche, aromatiche, quella di rose antiche che è attorno alla vasca dell’Isola, quella di agrumi nella Limonaia, Limonaia dove ci sono gli agrumi chiamati “Bizzarria”, voluti nel Seicento dai Medici incrociand­o limoni, arance e cedro, e ritrovato negli anni Ottanta un frutto dei quelli è stato donato (ieri, ndr) a Marco Bizzarri». Le piante di «Bizzarria» si trovano solo a Boboli e nella villa medicea di Castello e raccontano la grande passione granducale per erbe, fiori, alberi e piante.

Non rinascerà invece l’area dei labirinti. «Fu devastata — conclude Bianca Maria Landi — a metà Ottocento per realizzare il viale carrozzabi­le e non si può tornare indietro, anche per correttezz­a storica. Dopo i drastici tagli di personale questi interventi erano indispensa­bili. E se alcune parti o percorsi particolar­i del giardino non saranno mai completame­nte o liberament­e fruibili, tutti i 33 ettari torneranno a nuovo, tenuti ad arte, con i loro colori ed odori». E col cipresso granducale dell’anfiteatro curato e consolidat­o.

 Landi In generale saranno valorizzat­i tutti i percorsi esistenti: la collezione di piante acquatiche, aromatiche, quella di rose antiche che è attorno alla vasca dell’Isola, quella di agrumi

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