Corriere Fiorentino

Le sorelle di Casablanca con le borse «musicali»

Il debutto delle Harakat Sisters, creative in movimento

- Laura Antonini

Nell’immersione nel mondo del Medio Oriente che fino al 9 aprile grazie al festival Middle East Now si vive a Firenze c’è la possibilit­à di entrare in contatto con la creatività delle Harakat Sisters. Si chiamano Sara e Nisrine, sono due giovani sorelle designer di origini marocchino-libanesi, hanno un atelier a Casablanca molto apprezzato e dopo aver conquistat­o con il loro marchio di monili e borse le boutique di Beirut, Senegal e Parigi debuttano a Firenze. Venerdì saranno protagonis­te di «Urban Sound from Beirut to Casablanca», istallazio­ne firmata da Archivio personale negli spazi della Boutique Nadine (via de’ Benci 32r). «Sarà un viaggio dove i visitatori potranno esplorare suoni e musiche differenti attraverso cassette musicali che abbiamo raccolto in questi ultimi 10 anni in diverse parti del Medio Oriente», raccontano Sara e Nisrine, con alle spalle rispettiva­mente studi in architettu­ra e moda. A fare da padrona nella scelta dei pezzi proposti ci saranno le «Kssetta bag», borse realizzata con le vecchie audiocasno­made. sette raccolte nei bazar. «É la formalizza­zione di un oggetto emotivo che abbiamo colleziona­to per anni durante i nostri viaggi». In un mondo dove le immagini e suoni stanno fagocitand­o tutto la cassetta ci ricorda la nostra infanzia, e ci permette di ricreare la nostra storia attraverso la musica dall’Iran, India, Senegal, Messico». Nomadi per identità le due sorelle hanno infatti origini familiari composite e anche il loro nome Hakarat sembra fatto apposta per spiegare la loro filosofia di prodotto. «La moda per noi è un modo di essere, attraverso di essa esprimiamo la nostra identità multicultu­rale. Harakat che in arabo significa ‘movimento’ ha così un significat­o profondo nel nostro modo di lavorare, rappresent­a la nostra la vita Appartenia­mo a luoghi diversi; abbiamo vissuto in culture diverse e abbiamo imparato ad appropriar­cene e a creare artisticam­ente da un punto di vista ibrido. Ecco perché abbiamo sempre cercato di creare un ponte tra i diversi gap creativi e geografici tra tutte le città che per noi sono state come casa. Abbiamo dovuto sempre ricostruir­e i nostri contatti in ogni paese in cui ci siamo trasferite». L’arrivo a Firenze come prima tappa italiana all’interno di un festival che vuole condivider­e con registi, fotografi e artisti una visione alternativ­a del Medio Oriente è quindi una tappa obbligata. «Siamo molto felici di essere parte di questo Festival di cui amici come Hassan Hajjaj a Mashrou Leila a Makan Ashkgvari ci hanno parlato con entusiasmo. E poi attraverso i social media, abbiamo potuto percepire tutta la passione che gli organizzat­ori Lisa e Roberto mettono in questa avventura. Adesso non vediamo l’ora di conoscere la reazione dei fiorentini».

Al Middle East Now «Le vecchie audiocasse­tte raccolte nei bazar ricreerann­o la nostra storia»

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