I PERICOLI DI UN SUCCESSONE
Il risultato delle votazioni fra gli iscritti nella prima fase del congresso del Pd ha segnato certamente un punto a favore di Matteo Renzi e del suo ritorno da protagonista sulla scena politica nazionale. Gli avversari dell’ex premier, sia i suoi concorrenti interni nella corsa delle primarie sia i fuoriusciti dal partito, dimostrano nei fatti la debolezza politica, non solo numerica, che ben difficilmente potrà impedire la reinvestitura popolare di Renzi alla guida del centrosinistra alla fine di questo mese. Nel frattempo, c’è già da prendere atto del mutamento sostanziale intervenuto nel Pd. Non si tratta della sua trasformazione in un partito personale, come si affannano a dire i malevoli avversari di Renzi, ma di un cambiamento di mentalità diffusa fra gli iscritti vecchi e nuovi che, malgrado i limiti e le sconfitte del passato recente, hanno in qualche modo considerato positivamente il tentativo dell’ex sindaco di Firenze di imporre un diverso orizzonte riformista alla sinistra italiana.
«Risultato impressionante. E ora tutti al lavoro!» ha declamato Renzi sul web commentando il verdetto dei circoli a lui strafavorevole, secondo un suo stile abituale, molto trionfalistico, che forse dovrebbe abbandonare in fretta, per non sembrare prigioniero di una nuova, pericolosa illusione. E i dati quasi plebiscitari che sono usciti dalle urne del Pd toscano, anche nelle zone della costa che in precedenza gli avevano voltato le spalle, potrebbero accentuare il rischio. Incamerare una netta vittoria congressuale non basterà a Renzi, se non si accompagnerà a un ripensamento serio sulla strategia politica, che non può non puntare sui due obiettivi: 1) ridare al Pd forza e prospettiva in modo da ridefinirne il ruolo decisivo di baluardo contro la deriva populistica del vero avversario con cui fare i conti, e cioè i Cinque Stelle di Grillo e Casaleggio; 2) riuscire a proporre agli italiani un piano di governo che affronti davvero le condizioni economiche e sociali dell’Italia, che abbia al centro il futuro del Paese e non il rilancio o la sopravvivenza di una qualsiasi leadership personale. A cominciare dalla sua (e il caso della smentita di Renzi a Panorama secondo cui l’ex premier avrebbe annunciato di nuovo l’abbandono della vita politica dopo una nuova sconfitta suona come un grave campanello d'allarme, qualunque sia la verità).
Incombono le prossime amministrative e poi le politiche, in una cornice europea che deciderà del duello fra le forze antisistema e le forze che le contrastano.