GIOCHI DA MANUALE PER PORTARE (PRESTO) I TOSCANI ALLE URNE
Caro direttore, con lo slittamento delle elezioni politiche alla scadenza naturale, ovvero al febbraio 2018, cambia tutto; anche in Toscana. E la legislatura regionale torna in bilico. Del resto le recenti parole del segretario toscano del Pd, Dario Parrini, non promettono niente di buono per Palazzo Sacrati Strozzi: «Il presidente Rossi, come tutti gli eletti direttamente dal popolo, tende a ballare da solo e a comportarsi da uomo solo al comando. In questa nuova fase dovrà ballare meno da solo ed essere meno uomo solo al comando. Noi gli daremo una nano a stare meno in solitudine». Nessuna resa dei conti, per carità! Né alcuna rivalsa contro lo scissionista Rossi, sia chiaro! Bensì la possibile convergenza di «convenienze» parallele. E i conti tornano alla grande: con il 26 dicembre 2017 si compiranno i due anni, sei mesi e un giorno dalle elezioni regionali (che si tennero il 25 giugno 2015) che, a termini di legge, impediranno al governatore Rossi di ricandidarsi dopo una fortuita interruzione della legislatura regionale. Per contro, un eventuale scioglimento del Consiglio regionale entro la fine del 2017 (o, al più tardi, nei primi giorni del 2018), lascerebbe un’ampia finestra temporale per la convocazione di nuove elezioni regionali (per legge servono solo 45 giorni). Il gioco appare da manuale: il Pd, partito che detiene la maggioranza assoluta in Regione (24 consiglieri su 41), potrebbe sfiduciare Rossi (o consigliarlo alle dimissioni) entro l’anno per riproporre un candidato renziano alla guida del Granducato (si parla dei campioni di preferenze Saccardi o Giani). Al tempo stesso il disarcionato governatore avrebbe, da par suo, la strada spianata per la ribalta nazionale con un sicuro approdo in Parlamento tra le file dei Democratici e Progressisti magari — beffa delle beffe — dopo essere stato candidato come capolista bloccato (lui che parla di preferenze) proprio a Firenze. Ma le «convergenze» travalicano la sfera personale o di corrente. Infatti, il Pd, da tempo in flessione nei sondaggi, trarrebbe un forte input di consenso, dall’abbinamento (election-day) delle elezioni politiche con quelle della Toscana: storica cassaforte di voti per il Pd renziano. Così come la candidatura di Rossi avrebbe un effetto trascinamento per il movimento degli scissionisti Bersani e D’Alema (che proprio in Toscana, senza l’operosa corsa del governatore, rischierebbe un non lusinghiero esordio). Insomma, mai come in questa congiuntura, nella terra di Machiavelli, il fine (di tutti) — potrebbe giustificare — i mezzi. E sotto il campanile di Giotto l’election-day si fa strada giorno dopo giorno.