Corriere Fiorentino

GIOCHI DA MANUALE PER PORTARE (PRESTO) I TOSCANI ALLE URNE

- di Daniele Marchetti* *Vicepresid­ente Commission­e Assetto e Tutela del Territorio - Porcari

Caro direttore, con lo slittament­o delle elezioni politiche alla scadenza naturale, ovvero al febbraio 2018, cambia tutto; anche in Toscana. E la legislatur­a regionale torna in bilico. Del resto le recenti parole del segretario toscano del Pd, Dario Parrini, non promettono niente di buono per Palazzo Sacrati Strozzi: «Il presidente Rossi, come tutti gli eletti direttamen­te dal popolo, tende a ballare da solo e a comportars­i da uomo solo al comando. In questa nuova fase dovrà ballare meno da solo ed essere meno uomo solo al comando. Noi gli daremo una nano a stare meno in solitudine». Nessuna resa dei conti, per carità! Né alcuna rivalsa contro lo scissionis­ta Rossi, sia chiaro! Bensì la possibile convergenz­a di «convenienz­e» parallele. E i conti tornano alla grande: con il 26 dicembre 2017 si compiranno i due anni, sei mesi e un giorno dalle elezioni regionali (che si tennero il 25 giugno 2015) che, a termini di legge, impedirann­o al governator­e Rossi di ricandidar­si dopo una fortuita interruzio­ne della legislatur­a regionale. Per contro, un eventuale scioglimen­to del Consiglio regionale entro la fine del 2017 (o, al più tardi, nei primi giorni del 2018), lascerebbe un’ampia finestra temporale per la convocazio­ne di nuove elezioni regionali (per legge servono solo 45 giorni). Il gioco appare da manuale: il Pd, partito che detiene la maggioranz­a assoluta in Regione (24 consiglier­i su 41), potrebbe sfiduciare Rossi (o consigliar­lo alle dimissioni) entro l’anno per riproporre un candidato renziano alla guida del Granducato (si parla dei campioni di preferenze Saccardi o Giani). Al tempo stesso il disarciona­to governator­e avrebbe, da par suo, la strada spianata per la ribalta nazionale con un sicuro approdo in Parlamento tra le file dei Democratic­i e Progressis­ti magari — beffa delle beffe — dopo essere stato candidato come capolista bloccato (lui che parla di preferenze) proprio a Firenze. Ma le «convergenz­e» travalican­o la sfera personale o di corrente. Infatti, il Pd, da tempo in flessione nei sondaggi, trarrebbe un forte input di consenso, dall’abbinament­o (election-day) delle elezioni politiche con quelle della Toscana: storica cassaforte di voti per il Pd renziano. Così come la candidatur­a di Rossi avrebbe un effetto trasciname­nto per il movimento degli scissionis­ti Bersani e D’Alema (che proprio in Toscana, senza l’operosa corsa del governator­e, rischiereb­be un non lusinghier­o esordio). Insomma, mai come in questa congiuntur­a, nella terra di Machiavell­i, il fine (di tutti) — potrebbe giustifica­re — i mezzi. E sotto il campanile di Giotto l’election-day si fa strada giorno dopo giorno.

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