Corriere Fiorentino

Anas, altri 20 indagati per le mazzette sui lavori a Siena e a Grosseto

- Valentina Marotta

L’indagine, partita nel 2012, riguarda alcune opere a Siena e Grosseto Corruzione

C’è un nuovo filone nell’inchiesta per corruzione sui lavori dell’Anas. La Guardia di Finanza di Firenze e quella di Grosseto, che indagano su mazzette nel settore dei lavori stradali, hanno eseguito diciannove perquisizi­oni nei giorni scorsi. Tra gli indagati ci sono due funzionari in servizio all’Anas di Firenze e due ex funzionari adesso in pensione. Una quindicina gli imprendito­ri nel mirino, la maggior parte del Grossetano ma anche di Firenze e provincia. Il nuovo filone, coordinato dalla pm di Firenze Giuseppina Mione, era partito da Grosseto nel 2012 e riguardava alcuni lavori eseguiti su strade di Grosseto e Siena. Un anno fa il fascicolo che ipotizzava la frode in appalto è stato poi trasmesso per competenza a Firenze dove la Procura ha ipotizzato reati che vanno dall’abuso d’ufficio alla corruzione. Il nuovo filone che ha portato alle ultime 19 perquisizi­oni ha fatto emergere lo stesso sistema che nell’ottobre 2015 aveva portato in carcere i vertici dell’Anas Toscana (il direttore compartime­ntale Antonio Mazzeo, il direttore amministra­tivo Roberto Troccoli e il capo area Nicola Cenci) e l’imprendito­re Francesco Mele di Borgo San Lorenzo con l’accusa di corruzione, quello che diceva «tutti sono corrotti e corruttibi­li» e che si lamentava delle tante spese sostenute: «Fra pranzi, cene, alberghi, viaggi spenderò 200 mila euro all’anno». «Alcune forme corruttive — aveva scritto il giudice per le indagini preliminar­i Antonio Pezzuti nell’ordinanza di custodia cautelare — sembrano essere molto diffuse negli ambienti dell’Anas». Da quell’indagine — che non è stata ancora chiusa — era emerso che Mele era di casa negli uffici Anas di viale dei Mille e che i vertici dell’Anas, in cambio di tangenti al 5% dell’importo dei lavori, avrebbero ottenuto vacanze, cene e pranzi.

L’attenzione degli investigat­ori si erano concentrat­e su un appalto da 200 mila euro «di somma urgenza», sulla strada Tosco-Romagnola; su alcuni lavori in provincia di Prato, con una base d’asta di oltre 3 milioni di euro, uno in provincia di Massa Carrara, per la manutenzio­ne straordina­ria di una strada, importo del lavoro a base d’asta di quasi 500 mila euro. In totale gli indagati erano 24. Dall’inchiesta era emerso che era Mele stesso a suggerire all’Anas i lavori da appaltare. E spesso, secondo le accuse, l’imprendito­re otteneva gli appalti sfruttando lo stato di emergenza provocato dalle calamità naturali. «I lavori li propongo io — diceva Mele intercetta­to al telefono mentre parla con un amico — vado in giro per le strade della Toscana e faccio fotografie. Poi gli dico: avete il ponte distrutto, va rifatto».

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