Corriere Fiorentino

Il derby di papà Saponara

Ricky è il giocatore simbolo della sfida di sabato. Il padre Luciano lo racconta così «All’Empoli deve tanto, ma con la Fiorentina si gioca chance importanti. Di sicuro sarà emozionato»

- Michela Lanza

Il giocatore simbolo del derby di sabato tra Fiorentina ed Empoli non può che essere Riccardo Saponara. Un passato in azzurro, un futuro tutto da scrivere con la maglia viola. E una voglia matta di lasciare il segno in riva all’Arno.

Ne è certo suo padre, Luciano: «Ricky si è inserito senza difficoltà — racconta — anche perché Firenze è una città affascinan­te. Si trova molto bene nello spogliatoi­o, soprattutt­o con Chiesa e Bernardesc­hi, ma mi ha assicurato che c’è un bel clima, anche con i senatori. Firenze per lui è un salto profession­ale notevole, è la grande chance in una big dopo l’esperienza al Milan, dove arrivò giovane senza avere la possibilit­à di giocare due partite di seguito. Certo, quella squadra era piena zeppa di trequartis­ti, era tornato Kakà, c’erano Taarabt, Birsa e Honda, e non era facile trovare spazio. Se le cose in rossonero non sono andate, sarà stata un po’ anche colpa sua». Ma adesso c’è la Fiorentina: «Qui può esprimersi al meglio e fare qualcosa di importante. Se pensava di trovare più spazio? Sa che è l’ultimo arrivato e ci sono delle gerarchie. È tranquillo e percepisce l’affetto della gente che vede in lui e nei giovani italiani il futuro della Fiorentina».

Poi, come non fare un pensiero alla Nazionale: «Gli piacerebbe, anche se Ventura non gioca col trequartis­ta. Adesso quello che conta è fare bene in viola. Riccardo piaceva a Corvino già ai tempi del Bologna. Poi il direttore è tornato in viola e a gennaio in 48 ore è stato fatto tutto. Ricky ci ha avvertiti un giorno prima, dicendoci che era entusiasta».

Passiamo all’Empoli. Al suo passato, che sabato affronterà da avversario per la prima volta: «È stata una piazza importante per lui — continua papà Saponara, che di lavoro fa il collaborat­ore di studi notarili — l’Empoli lo ha fatto esordire in B, poi lo ha ripreso dal Milan rilanciand­olo una seconda volta. Saremo sempre riconoscen­ti al club azzurro, dove ha ancora tanti amici: Maccarone, Croce (a proposito, suo figlio Tommaso è un fan scatenato di Ricky), il giocherell­one Mchedlidze e Pucciarell­i. Per questo, ogni domenica, la prima cosa che chiede a fine gara è “cosa ha fatto l’Empoli?”. Se esulterà in caso di gol? Non credo proprio». Eppure qualcuno al Castellani non ha mandato giù il suo addio: «È stato criticato solo da una minoranza di tifosi, perché nessuno si aspettava la sua cessione a gennaio. Ha mantenuto un buon rapporto anche con Corsi, Carli e Martusciel­lo. Sono sicuro che sabato sarà emozionato».

Ma com’è il Riccardo figlio? Cresciuto a Forlì (dove vive ancora la sua famiglia: il padre Luciano, la madre Paola, la sorella Enrica e le due nipotine Bianca e Beatrice) è diplomato in Ragioneria: «È sempre stato un bambino maturo, a scuola ha aveva ottimi risultati e non ha mai creato problemi. Andava ai boy scout ed è sempre stato uno sportivo, tanto che praticava contempora­neamente calcio e basket. Poi, a un certo punto, ha dovuto decidere su cosa puntare. Mi chiese un consiglio, io mi limitai a dirgli che forse, per una questione di altezza, nel basket avrebbe trovato maggiori difficoltà. Così proseguì col calcio. Dopo aver giocato nella squadra di quartiere di Forlì, capitò l’occasione di portarlo negli Allievi a Ravenna. Da lì è nato il Saponara calciatore, grazie anche ad Atzori, ex giocatore dell’Empoli e all’epoca allenatore del Ravenna che lo portò in prima squadra e che evidenteme­nte suggerì ai dirigenti azzurri di venire a vederlo». Così, in una manifestaz­ione a Poggibonsi, dove avevano la possibilit­à di mettersi in mostra i migliori giocatori della Lega Pro, eccoti Marcello Carli: «Lo vide e lo volle a Empoli, aveva 17 anni».

E caratteria­lmente? «Riccardo è riservato, di poche parole. Prima che si apra, gli ci vuole tempo. Poi evita la vita mondana: finito l’allenament­o, torna a casa, gli piace andare al cinema e ogni tanto a mangiare il sushi. Ma non ama gli eccessi e non lo vedrete mai alle tre di notte in discoteca. Un difetto? È un po’ testardo. Vuole sempre dare il massimo e quando non ci riesce ci rimugina per giorni». E c’è una cosa che lo fa arrabbiare: «Quando gli dicono — conclude il papà — che non ha carattere per affrontare le pressioni. Ha giocato il derby di Milano, i play off contro il Livorno, 22 partite con l’Under 21 e ha già 83 presenze in A. Anche quest’anno, a Crotone, è entrato a pochi minuti dalla fine ed è riuscito ad essere decisivo: se senti le pressioni, non lo fai. Queste dicerie ti “macchiano” e te le porti dietro, ma sono tutte falsità».

Non penso che esulterà in caso di gol In maglia viola è tranquillo e percepisce il clima di fiducia intorno a lui e ai tanti giovani in squadra Mi dice che nello spogliatoi­o si trova bene  Carli lo vide giocare a 17 anni in un torneo a Poggibonsi e lo portò in azzurro Lì ha lasciato tanti amici I tifosi? In pochi lo hanno criticato per la sua scelta di andar via a gennaio

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 ??  ?? A sinistra un Saponara giovanissi­mo con la sorella Enrica al Piazzale Michelange­lo A destra con la famiglia al completo (il papà e la mamma sono gli ultimi a destra)
A sinistra un Saponara giovanissi­mo con la sorella Enrica al Piazzale Michelange­lo A destra con la famiglia al completo (il papà e la mamma sono gli ultimi a destra)
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