PIÙ IDEOLOGIA E MENO CURE
La proposta di abolire l’intramoenia, recentemente riemersa, ripropone una discussione ben più ampia che riguarda il tipo di sistema sanitario desiderato, l’equità effettiva di questo e il suo universalismo. Equità in questo contesto significa garantire a tutti l’opportunità di raggiungere, indipendentemente dalle condizioni economiche, sociali e territoriali, un buono stato di salute, con il recupero della funzionalità fisica, l’assenza di complicanze e adeguate aspettative di vita. L’universalismo si misura con riferimento alla copertura dei rischi di salute, verificando la sua «estensione», cioè la quota di popolazione a cui è garantita la cura e le relative prestazioni, la «profondità», cioè il numero e le caratteristiche dei servizi inclusi nel pacchetto garantito e l’«altezza», cioè la quota di costi dei trattamenti finanziati dal servizio sanitario e quindi non direttamente pagati dai pazienti. In tutti questi parametri il Servizio sanitario in Toscana raggiunge buoni livelli ma non è esente da criticità.
In tutti i Paesi europei i sistemi sanitari sono basati su tre pilastri: il primo è destinato a coprire livelli essenziali di assistenza, i nostri Lea, che definiscono formalmente l’area di responsabilità pubblica nei confronti del diritto alla salute. Si aggiunge poi un secondo pilastro, rivolto a coprire le prestazioni extra-Lea, come l’odontoiatria, le protesi, le prestazioni in strutture residenziali, l’assistenza infermieristica domiciliare, il long term care, la medicina non convenzionale, i ticket e appunto anche i ricoveri intramoenia. Questo pilastro negli altri Paesi è finanziato dalle assicurazione integrative, come i fondi sanitari aziendali e di categoria, e le mutue volontarie non-profit. Un terzo pilastro riguarda la spesa privata, eventualmente sostenuta da società assicurative private, a copertura delle spese così dette out-of-pocket. La differenza tra i Paesi europei sta nelle dimensioni relative dei tre pilastri.
In Italia, l’ampiezza del primo pilastro, dovuto al carattere di onnicomprensività assunto nel tempo dai Lea, ha limitato lo sviluppo del secondo, impedendo, di fatto, l’affermazione dei fondi sanitari pubblici e aziendali, previsti fin dalle riforme dei primi anni Novanta. La copertura con assicurazione integrativa del secondo pilastro è poco più dell’1% della spesa sanitaria complessiva, mentre, ad esempio, rappresenta il 12,8% in Francia, il 10% in Germania e l’8,4% in Irlanda. Questa evoluzione non ha però limitato il terzo pilastro, che, anzi, è venuto, nel tempo, crescendo in aggregato.