Gabriele in cella nel caos turco «Dateci notizie»
Il lucchese Del Grande fermato al confine con la Siria. La famiglia: nessun contatto da giorni
Gabriele Del Grande, documentarista lucchese, è agli arresti in Turchia da otto giorni e non ci sono notizie certe sulla data del rilascio. In Rete è partita la campagna #IostoconGabriele, a cui partecipano anche il governatore Rossi e il disegnatore Zerocalcare.
Avrebbero dovuto rilasciarlo giovedì scorso, ma Gabriele Del Grande è ancora agli arresti in Turchia, al confine con la Siria. E non ci sono notizie certe sulla data del rilascio. La Farnesina fa sapere che sta bene, ma né le autorità italiane, né tanto meno i familiari, sono mai riusciti a mettersi direttamente in contatto con lui. Un silenzio che angoscia.
Si complica la vicenda del giovane giornalista lucchese, diventato famoso con l’osservatorio sulle vittime dell’immigrazione «Fortress Europe». Il suo documentario Io sto con la sposa aveva riscosso un grandissimo successo, arrivando perfino alla Mostra del cinema di Venezia. E poi l’ultimo progetto, Un partigiano mi disse, libro sulla guerra in Siria e la nascita dell’Isis attraverso le storie della gente comune. Per questo Del Grande si trovava al confine tra Siria e Turchia, stava raccogliendo interviste per indagare sui retroscena del conflitto. Teneva costantemente aggiornati gli amici e il suo pubblico attraverso Facebook. Poi l’arresto e il silenzio. Il fermo, lunedì 10 aprile, sarebbe avvenuto durante un controllo della polizia turca nella zona meridionale del Paese. A Del Grande viene contestata — questa la motivazione ufficiale — la mancanza del permesso stampa. Dalla Farnesina ribadiscono che Gabriele sta bene e si trova in un centro di detenzione amministrativa della provincia Hatay. Dicono che il rilascio sia soltanto una questione di tempi burocratici, ma è una rassicurazione che non basta ai genitori, che vivono ore di fibrillazione tra la provincia di Lucca e la montagna pistoiese, dove il babbo di Gabriele ha un ristorante. «Non sentiamo la sua voce da più di una settimana — dice — E non sentiamo la Farnesina da venerdì. Siamo fiduciosi, ma molto preoccupati, dateci notizie». La compagna di Del Grande, Alexandra, lo aspetta ad Atene, dove la coppia vive con due figli piccoli: «Nessuno può vederlo o entrare in contatto con lui, ma fonti diplomatiche sappiamo che Gabriele è trattato con rispetto» ha scritto su Facebook.
Nel corso dell’anno, altri italiani sono stati espulsi dalla Turchia con accuse di vario genere, effetto dell’autoritarismo crescente del governo turco, rinsaldato dalla vittoria, da parte del presidente Erdogan, del referendum costituzionale di domenica scorsa per il presidenzialismo.
E forse, spiegano dalla Farnesina, sarebbe stata proprio la concomitanza con il referendum — vinto di misura dal presidente turco e subito contestato dagli osservatori internazionali — a complicare il rilascio di Del Grande e allungare le procedure burocratiche. «Auspichiamo che al più presto siano noti i tempi e le modalità di rimpatrio di Gabriele — hanno scritto in una nota Alessandra Ballerini, legale della famiglia di Del Grande, e Luigi Manconi, presidente della commissione per la Tutela dei Diritti Umani del Senato — Il ministro degli Esteri si è impegnato a inviare una nota all’ambasciatore italiano circa i tempi e le modalità del rimpatrio di Del Grande. Auspichiamo che questo accada al più presto». A richiedere il rilascio immediato di Del Grande anche la Federazione nazionale della stampa. Nel frattempo sui social network è partita una campagna per il rilascio attraverso l’hashtag #iostocongabriele, a cui hanno aderito, tra gli altri, il governatore toscano Enrico Rossi, il disegnatore Zerocalcare, che a Gabriele ha anche dedicato una vignetta, e vari parlamentari. Del Grande conosceva bene la zona di frontiera fra Turchia e Siria. Era già stato in Siria cinque volte e adesso voleva raccontare le origini e le conseguenze di quella guerra in questo libro finanziato attraverso il crowdfunding (quasi cinquantamila euro raccolti). Si era rivolto ai cosiddetti «editori dal basso» per realizzare il suo sogno, date le difficoltà di ottenere finanziamenti o sponsorizzazioni da parte di giornali o case editrici. Sono state oltre 1.400 le persone che, credendo nel progetto di Del Grande, hanno donato, permettendo così l’inizio del viaggio. Tutti loro, come la famiglia di Gabriele, vivono ora col fiato sospeso in attesa del rilascio.
La campagna Sul web l’hashtag #iostocongabriele, usato tra gli altri da Rossi e Zerocalcare