Toccafondi: passi indietro Ma sul merito non si molla
L’INTERVISTA TOCCAFONDI
«Sì, su qualcosa siamo tornati indietro. Ma non sui principi cardine della Buona Scuola» assicura il sottosegretario all’Istruzione Gabriele Toccafondi (foto). «Abbiamo fatto un passo per ricucire coi sindacati», però la battaglia sul merito continuerà, assicura.
«Nessun passo indietro sui principii cardine della “Buona Scuola”, come il premio ai docenti più meritevoli. Al massimo ne abbiamo fatto uno di lato, per ricucire con i sindacati, che però si ostinano ad opporsi strenuamente alla carriera basata sugli scatti di anzianità. Questo è un problema culturale enorme del nostro Paese: ci vorranno anni per superarlo, e alla fine vincerà la meritocrazia vera, non più l’anzianità». Gabriele Toccafondi, sottosegretario all’Istruzione in quota Area popolare, dopo la riapertura del dialogo con i sindacati della scuola, settore in cui sono ancora piuttosto forti e rappresentativi, davanti allo stato d’agitazione dei presidi torna però a pungolare.
Sottosegretario, i presidi protestano perché è aumentata la burocrazia ma non la meritocrazia. Più che dirigenti ai quali è stata assegnata una funzione importante, come quella di scegliere i docenti migliori, si sentono dei passacarte oberati di lavoro.
«Sono passati due anni dall’approvazione della riforma. Non dimentichiamo che il governo Renzi, ogni anno, ha inserito 200 milioni in più per gli insegnanti. Non a pioggia, ma basandosi sul merito. E ha dato ai presidi il potere di scegliere i migliori docenti, insieme ad un cosiddetto nucleo di valutazione, composto da altri insegnanti e, nelle superiori, anche dalla rappresentanza dei genitori e degli studenti. Io la reputo una novità storica. Per la prima volta si premiano i più bravi».
Però cosa significa meritocrazia? Pare riguardare più l’applicazione dei protocolli e delle procedure del ministero, piuttosto che gli obiettivi raggiunti…
«Siamo in Italia. E ricordiamoci che rispetto alla chiamata diretta degli insegnanti, che talvolta richiedeva anche spostamenti importanti, i sindacati hanno messo su proteste clamorose contro i “presidi-sceriffi”. È
L’ingorgo Con il tourbillon delle 150 mila assunzioni inevitabile cedere sulle cattedre annuali Le selezioni I presidi continuano a poter scegliere i prof anche se devono passare dal collegio docenti
un problema culturale enorme».
Già, ma risponda sui parametri meritocratici per assegnare i premi.
«Su questo punto non è stata fatta alcuna marcia indietro. Anzi, cercheremo di aumentare i fondi per premiare i più bravi».
Però sulla «chiamata diretta» il governo una importante retromarcia l’ha fatta...
«Il preside continuerà ad avere la facoltà di decidere quali insegnanti chiamare. Sono stati inseriti dei vincoli: è sempre possibile per un preside chiamare Tizio o Caio a sua scelta da un elenco provinciale. Da ora il preside continuerà a fare le sue scelte, ma le porterà al collegio dei docenti, che avrà una settimana di tempo per esprimersi».
Ai sindacati avete ceduto anche sull’assegnazione della cattedra: annuale e non più triennale. Così la continuità didattica rimarrà una chimera, non crede?
«Su questo siamo tornati indietro. Anche perché, nel tourbillon delle 150 mila assunzioni a tempo indeterminato, qualcosa abbiamo sbagliato. C’è un cospicuo numero di insegnanti che prendono la cattedra al Nord, ma poi l’assegnazione annuale al Sud. Ottenere lo spostamento è una possibilità, non una certezza. Però le cattedre disponibili sono in gran parte al Nord, quindi è una questione matematica».
I sindacati continuano ad opporsi strenuamente alla carriera non basata sugli scatti anzianità. Perché?
«Ci sono insegnanti che hanno più o meno ascendente sui ragazzi. Perché c’è chi lavora senza sosta e chi no. C’è chi concepisce la meritocrazia sulla quantità, piuttosto che sulla qualità. C’è l’insegnante a cui cade la penna al suono della campanella e chi spegne le luci solo a sera».
Un problema destinato a rimanere irrisolto? «Sì, specie culturalmente». Ma allora come se ne esce? «Con il tempo. Non vedo altre strade».