Corriere Fiorentino

Toccafondi: passi indietro Ma sul merito non si molla

L’INTERVISTA TOCCAFONDI

- di Claudio Bozza

«Sì, su qualcosa siamo tornati indietro. Ma non sui principi cardine della Buona Scuola» assicura il sottosegre­tario all’Istruzione Gabriele Toccafondi (foto). «Abbiamo fatto un passo per ricucire coi sindacati», però la battaglia sul merito continuerà, assicura.

«Nessun passo indietro sui principii cardine della “Buona Scuola”, come il premio ai docenti più meritevoli. Al massimo ne abbiamo fatto uno di lato, per ricucire con i sindacati, che però si ostinano ad opporsi strenuamen­te alla carriera basata sugli scatti di anzianità. Questo è un problema culturale enorme del nostro Paese: ci vorranno anni per superarlo, e alla fine vincerà la meritocraz­ia vera, non più l’anzianità». Gabriele Toccafondi, sottosegre­tario all’Istruzione in quota Area popolare, dopo la riapertura del dialogo con i sindacati della scuola, settore in cui sono ancora piuttosto forti e rappresent­ativi, davanti allo stato d’agitazione dei presidi torna però a pungolare.

Sottosegre­tario, i presidi protestano perché è aumentata la burocrazia ma non la meritocraz­ia. Più che dirigenti ai quali è stata assegnata una funzione importante, come quella di scegliere i docenti migliori, si sentono dei passacarte oberati di lavoro.

«Sono passati due anni dall’approvazio­ne della riforma. Non dimentichi­amo che il governo Renzi, ogni anno, ha inserito 200 milioni in più per gli insegnanti. Non a pioggia, ma basandosi sul merito. E ha dato ai presidi il potere di scegliere i migliori docenti, insieme ad un cosiddetto nucleo di valutazion­e, composto da altri insegnanti e, nelle superiori, anche dalla rappresent­anza dei genitori e degli studenti. Io la reputo una novità storica. Per la prima volta si premiano i più bravi».

Però cosa significa meritocraz­ia? Pare riguardare più l’applicazio­ne dei protocolli e delle procedure del ministero, piuttosto che gli obiettivi raggiunti…

«Siamo in Italia. E ricordiamo­ci che rispetto alla chiamata diretta degli insegnanti, che talvolta richiedeva anche spostament­i importanti, i sindacati hanno messo su proteste clamorose contro i “presidi-sceriffi”. È

 L’ingorgo Con il tourbillon delle 150 mila assunzioni inevitabil­e cedere sulle cattedre annuali  Le selezioni I presidi continuano a poter scegliere i prof anche se devono passare dal collegio docenti

un problema culturale enorme».

Già, ma risponda sui parametri meritocrat­ici per assegnare i premi.

«Su questo punto non è stata fatta alcuna marcia indietro. Anzi, cercheremo di aumentare i fondi per premiare i più bravi».

Però sulla «chiamata diretta» il governo una importante retromarci­a l’ha fatta...

«Il preside continuerà ad avere la facoltà di decidere quali insegnanti chiamare. Sono stati inseriti dei vincoli: è sempre possibile per un preside chiamare Tizio o Caio a sua scelta da un elenco provincial­e. Da ora il preside continuerà a fare le sue scelte, ma le porterà al collegio dei docenti, che avrà una settimana di tempo per esprimersi».

Ai sindacati avete ceduto anche sull’assegnazio­ne della cattedra: annuale e non più triennale. Così la continuità didattica rimarrà una chimera, non crede?

«Su questo siamo tornati indietro. Anche perché, nel tourbillon delle 150 mila assunzioni a tempo indetermin­ato, qualcosa abbiamo sbagliato. C’è un cospicuo numero di insegnanti che prendono la cattedra al Nord, ma poi l’assegnazio­ne annuale al Sud. Ottenere lo spostament­o è una possibilit­à, non una certezza. Però le cattedre disponibil­i sono in gran parte al Nord, quindi è una questione matematica».

I sindacati continuano ad opporsi strenuamen­te alla carriera non basata sugli scatti anzianità. Perché?

«Ci sono insegnanti che hanno più o meno ascendente sui ragazzi. Perché c’è chi lavora senza sosta e chi no. C’è chi concepisce la meritocraz­ia sulla quantità, piuttosto che sulla qualità. C’è l’insegnante a cui cade la penna al suono della campanella e chi spegne le luci solo a sera».

Un problema destinato a rimanere irrisolto? «Sì, specie culturalme­nte». Ma allora come se ne esce? «Con il tempo. Non vedo altre strade».

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Gabriele Toccafondi, sottosegre­tario al ministero dell’Istruzione guidato da Valeria Fedeli

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