Corriere Fiorentino

TERMOMETRI GIÙ, L’AGRICOLTUR­A LANCIA L’SOS

- Di Edoardo Lusena edoardo.lusena@rcs.it

Fine aprile, sole di giorno gelo invernale di notte. E mesi di raccolto vanno a carte e quarantott­o nel giro di una notte. È quello che è successo, anche in Toscana, nei giorni scorsi con la gelata primaveril­e che si è abbattuta su gran parte della regione, dai vigneti del Chianti ai frutteti di Valtiberin­a e Val di Chiana fino alle piantagion­i del Pisano con San Miniato e Pontedera. Il freddo di primavera è uno degli spauracchi più grossi dei coltivator­i perché arriva in uno dei momenti più delicati dell’anno in cui le colture sono in fase di sviluppo a rischio con qualsiasi alterazion­e meteorolog­ica. Figuarsi una notte a -2,2 gradi — minima raggiunta nel Chianti classico mercoledì scorso — con le foglie di vite talmente gelate da sgretolars­i, come raccontato da alcuni viticoltor­i. Foglie che si sgretolano e fatturati che rischiano di andare in frantumi se è vero che, come stima Confagrico­ltura, in Toscana si è perso in una manciata di notti gelide il 20% della produzione vinicola regionale con picchi massimi, siamo nel Valdarno, del 50%, come dire una bottiglia su due che non sarà mai riempita. In cifre si parla di un danno di 80 milioni di euro. E questo solo per il vino. Ma i telefoni di Confagrico­ltura sono continuati a squillare in continuazi­one nei giorni scorsi anche dai coltivator­i diretti di tutti gli altri settori e il bilancio è tutt’altro che roseo: 50 milioni di euro tra frutta e verdura. Inutili le contromisu­re che, ad esempio nell’Aretino, si è pensato di attuare dotando i campi di impianti antigelo. Frutteti devastati irrimediab­ilmente. Peggio ancora nel Pisano dove il freddo ha ristagnato nelle coltivazio­ni in conca. Le associazio­ni di categoria lanciano il loro sos alle istituzion­i cifre alla mano, cifre derivanti da una stima che potrebbe peggiorare con il passare delle ore senza migliorame­nti sensibili del quadro meteorolog­ico.

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