Corriere Fiorentino

Moschea, la toppa di Nardella

«All’ex caserma Gonzaga il Ramadan, poi una soluzione vera per la comunità islamica»

- Paolo Ceccarelli Marzio Fatucchi

Sulla futura moschea si allunga un’altra ombra: quella di Achille Occhetto al telefono. Con uno squillo ai dirigenti comunisti fiorentini, a fine anni 80 l’allora segretario del Pci bloccò di fatto il progetto Castello. Uno snodo della storia dell’area fiorentina che, fatte le dovute differenze, è tornato in mente a qualche sindaco di oggi leggendo l’intervista con cui Matteo Renzi ha fermato l’ipotesi della moschea nell’ex caserma Gonzaga. Ad evocare lo spettro esplicitam­ente è il primo cittadino di Campi Emiliano Fossi: «Io credo che i partiti debbano tornare a svolgere un ruolo anche nel governo di processi complessi come la costruzion­e di una moschea — dice — ma non è che si può tornare alle telefonate di Occhetto...». Altri suoi colleghi fanno lo stesso parallelo storico, però con la garanzia dell’anonimato. Tutti i sindaci Pd si ritroveran­no faccia a faccia nel vertice del 3 maggio chiesto da Dario Nardella e dal segretario metropolit­ano dei Democratic­i Fabio Incatascia­to per risolvere il rebus moschea. E l’impression­e è che non sarà facile, perché ad oggi nessun sindaco sembra pronto a dire sì ad una moschea in «casa» propria. Nessuno dei sindaci si dice pregiudizi­almente contrario alla moschea in sé e tutti sono pronti a partecipar­e all’incontro (anche se gli inviti, a quanto dicono, non sono ancora arrivati). Ma ognuno di loro ha un motivo per dire no alla moschea nel proprio Comune: la mancanza di spazi adeguati, o il fatto che nella propria città sia già presente un luogo di culto islamico, o ancora i collegamen­ti stradali non idonei ad un grande afflusso di persone. «A Campi abbiamo da anni un luogo di culto che ospita circa 500 fedeli musulmani, una presenza importante che abbiamo inserito in una zona (quella di via Barberines­e, ndr) dove c’è un mix di funzioni: residenze, un centro commercial­e, uno stadio. Un modello che sta funzionand­o», dice il sindaco di Campi Fossi. Parole simili arrivano da Monica Marini, sindaco di Pontassiev­e, la città dove abita Matteo Renzi. «Da noi c’è una casa di preghiera realizzata dalla comunità islamica locale, regolarmen­te autorizzat­a», spiega Marini, che renziana non è mai stata. «Qualunque sarà il luogo dove si farà la moschea, credo che dovrà essere ben raggiungib­ile. Per questo mi sembra difficile farla fare qui», dice invece il sindaco di Impruneta, il renzianiss­imo Alessio Calamandre­i. A Signa qualche anno fa la locale comunità marocchina voleva aprire un luogo dove pregare, ma il Comune disse di no. «C’erano dei problemi, non avremmo retto l’impatto sulla viabilità di una piccola realtà come Signa», spiega il primo cittadino Alberto Cristianin­i. Insomma, l’unico che sarebbe stato pronto a dire di sì è il sindaco di Bagno a Ripoli Francesco Casini. «Nei mesi scorsi — rivela — l’imam Izzedin Elzir è venuto più volte da me e abbiamo valutato diverse possibilit­à, tra cui un luogo in viale Europa, ma tra vincoli paesaggist­ici e posti che non rispondeva­no alle esigenze della comunità musulmana, purtroppo non c’è stato modo di trovare il luogo adatto». Sandro Fallani di Scandicci, che sull’ipotesi Gonzaga si è scontrato a distanza con Nardella, dice: «Io la soluzione in tasca non ce l’ho, ma faccio una proposta di metodo: adottiamo il modello usato per il bando periferie e per l’estensione delle linee tranviarie, cioè vediamoci regolarmen­te».

Per la verità, dopo l’avvitament­o seguito allo stop di Renzi alla Gonzaga, il Pd sta già lavorando ad una «exit strategy» sulla moschea, così riassumibi­le: primo, trovare un luogo dove ci sia una situazione di degrado da risolvere, in modo che l’arrivo della moschea possa essere presentata come una riqualific­azione dell’area stessa; secondo, individuar­e un luogo che sia veramente ai confini del capoluogo, meglio ancora se fuori. E quando i dirigenti Pd si sono messi a ragionare sulle ipotesi concrete, ne è saltata fuori una: il campo rom abusivo di Sesto Fiorentino, una delle tre città dell’area fiorentina non amministra­te dal Pd. L’area individuat­a si trova dietro al Polo Scientific­o e sopratutto vicino ad un’altra ex caserma, la Quarleri, il cui bando per la riqualific­azione è stato appena aperto. Bingo, si sono detti in diversi nel Pd: si risolve con uno sgombero il campo abusivo e si risolve il problema della collocazio­ne della moschea. E si risolvono i problemi del Pd. Il sindaco di Sesto Lorenzo Falchi non commenta l’indiscrezi­one, ma si scaglia contro il vertice Pd sulla moschea: «È una cosa fuori dal mondo che il sindaco metropolit­ano Nardella convochi solo i sindaci del suo partito per una questione così istituzion­almente importante come la moschea. È una concezione totalmente proprietar­ia delle Istituzion­i. E poi non è possibile che ogni questione metropolit­ana diventi un “pacchettin­o” da consegnare...», dice Falchi. In tutto questo caos, viene da chiedersi: ma Achille Occhetto che direbbe? Questo: «Con la mia telefonata su Castello non imposi nulla a nessuno: feci solo sapere la mia opinione. E comunque tra distrugger­e mezza Firenze e fare una moschea c’è una bella differenza...»

 Fossi (Campi) L’ex premier ha bloccato l’ipotesi Gonzaga? Ok il ruolo del partito, ma non si può tornare alle telefonate di Occhetto  Achille Occhetto Io su Castello non imposi nulla E in ogni caso tra fare una moschea e distrugger­e mezza Firenze c’è una bella differenza «Una cosa fuori dal mondo, il sindaco di Firenze ha chiamato solo i Democratic­i»

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 ??  ?? L’area di Sesto che il Pd ha individuat­o come possibile soluzione per la moschea. A sinistra, il corteo antimosche­a della Lega a Scandicci
L’area di Sesto che il Pd ha individuat­o come possibile soluzione per la moschea. A sinistra, il corteo antimosche­a della Lega a Scandicci
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