Il film dei ragazzi, sui ragazzi del 25 Aprile
Cinque pistoiesi vogliono ricordare i loro coetanei di 73 anni fa: «E ci serve un aiuto»
«Quando si è brutti non si hanno mai vent’anni». Ascolti la voce e vedi i volti di questi ragazzi nati tra il 1993 e 1997 e ti viene subito in mente l’aforisma dello sceneggiatore francese Jean Anouilh. Perché è vero: a vent’anni non si può essere brutti. Gaia, Matteo, Dario, Alessandro, Marco sono tutti nati a Pistoia e dintorni. Studiano cinema, recitazione e hanno deciso di lanciarsi in un progetto avvincente.
Si tratta di raccontare in un film la storia di un gruppo di loro coetanei che 73 anni fa lottarono (e alcuni di loro morirono) per la libertà dal nazifascismo. Pistoia 1944 è il nome che hanno deciso di dare a quello che per ora è solo un piano di lavoro, su cui hanno lanciato una campagna di crowdfunding. Il film racconta delle Squadre Franche Libertarie, una formazione rivoluzionaria pistoiese, autonoma dal Comitato di Liberazione Nazionale e guidata da un ragazzo di 23 anni, Silvano Fedi. «Il suo coraggio aveva lo straordinario potere di suscitare il nostro», scrive nel diario il partigiano Enzo Capecchi, compagno di battaglia di Fedi.
Da quelle pagine è iniziata una lunga ricerca storica, con la consultazione di libri ma anche la raccolta diretta di testimonianze, su cui si baserà la sceneggiatura. «Per un anno e mezzo la biblioteca è stata la mia casa — spiega Gaia Cappelli, la regista del film — poi abbiamo intervistato Artese Benesperi e altri testimoni, così è stato possibile ricostruire una storia che in pochi conoscono. Abbiamo deciso di non fare un documentario ma un lungometraggio e cercheremo di descrivere tutto in un modo quanto più possibile fedele ai fatti dell’epoca, con l’aggiunta di piccole parti romanzate». Per ora è possibile vedere on line (www.pistoia1944.com) il trailer, le foto, i video con le caratteristiche dei 7 personaggi principali descritte dagli stessi attori che li interpretano. Ma qual è il filo che lega i millennials di oggi ai ragazzi del 1944? «Quella di Silvano Fedi — sottolinea Gaia — è stata una lotta per la libertà. Non era né comunista, né democristiano, né socialista, non aveva aderito a partiti politici: era un ragazzo che sognava un mondo più giusto, così come lo so- gniamo anche noi. E per questo suo ideale ha combattuto. La cosa che più ci ha colpito è che nelle tre grandi azioni partigiane condotte qui a Pistoia, pur avendo addosso armi, non le ha mai usate. Zero morti, eppure riuscì a liberare più di 60 prigionieri. Ha utilizzato la testa non i proiettili. Da quello che abbiamo avuto modo di ricostruire la sua è una figura a metà tra Che Guevara e Gandhi».
Fedi, nato il 25 aprile del 1920, morì durante un rastrellamento il 29 luglio del 1944, a 24 anni. Una sventagliata di mitra al petto. A lui e a Giuseppe Giulietti è dedicato un cippo a Montechiaro, appena fuori Pistoia. «Il sogno di Silvano Fedi — scrivono Matteo Cerchiai, Dario Butelli, Alessandro Dini e Marco Minghi, gli altri promotori del progetto Pistoia 1944 — non si limita all’azione militare e alla guerra contro l’esercito nazista. Lui punta al cambiamento dell’intera nazione, a un Paese senza frontiere. Per questo per noi è importante che il film veda la luce: così nacque l’Italia, in un periodo terribilmente simile a quello attuale, in cui i giovani si vedono tagliati fuori da ogni speranza di un futuro migliore». Sarà girato in estate («a giugno, proprio per tenere fede al periodo in cui si sviluppa tutta la storia») nel Pistoiese. In un passaggio c’è anche il giovane repubblichino Licio Gelli. Costumi, armi e materiali per le scenografie quelle dall’Associazione Linea Gotica. «La nostra intenzione è quella di finire in tempo per presentare il film durante gli eventi di Pistoia capitale della cultura». Ma per farlo servono soldi, perché è un progetto indipendente. «Per ora — conclude Gaia — abbiamo raccolto quasi 2.000 euro, incontreremo anche qualche azienda del territorio e le istituzioni. Essere indipendenti significa ottenere il miglior risultato al minor costo. E noi vogliamo riuscirci». Perché i sogni non sono mai brutti. Figuriamoci a vent’anni.