Corriere Fiorentino

TANTI CAPI, IN CERCA DI POPOLO

- di David Allegranti

Le elezioni presidenzi­ali francesi stanno producendo effetti tragicomic­i in casa nostra. C’è Matteo Salvini che bercia «Forza Le Pen!» e Matteo Renzi che pensa d’essere Emmanuel Macron, l’outsider europeista, l’ultimo papa straniero cui il Pd s’aggrappa nella speranza di rivitalizz­arsi, dopo la cenciata del 4 dicembre. Domenica ci sono le primarie per eleggere il nuovo segretario dei Democratic­i (traduci: per riportare Renzi alla guida del partito) e non sarebbe una prestazion­e eccellente, diciamo, se l’ex sindaco di Firenze stravinces­se con una bassa partecipaz­ione. Poi c’è la sinistra-sinistra in piena sindrome di Parigi, ben ispirata da JeanLuc Mélenchon, che con il suo 19 e passa per cento viene tirato per la giacchetta dagli epigoni italiani muniti di baffo. La sinistra italiana sogna un orizzonte quadripola­re, simile a quello francese. Il problema però è che D’Alema, Bersani ed Enrico Rossi pagherebbe­ro volentieri per avere le percentual­i mélenchoni­ane.

La sinistra è storicamen­te affezionat­a al frazionism­o, una malattia che le impedisce di mantenersi intatta. Resta ancora da capire come possano stare insieme tutti questi generali a capo di un popolo la cui consistenz­a elettorale non è ancora chiara. Rossi, Speranza, Bersani, ora anche Giuliano Pisapia, che piano piano si sta arrendendo all’idea di non potersi alleare con il Pd e quindi ha capito che la cosa migliore sarebbe costruire una federazion­e, una super lista, di sinistra. L’ex sindaco di Milano su Repubblica ha lanciato un «ultimo appello» all’ex segretario del Pd: «A Matteo Renzi resta meno di un mese per dare un segnale chiaro: cambiare la legge elettorale e costruire una coalizione. Altrimenti il centrosini­stra andrà incontro a una sconfitta che definirei generazion­ale». Renzi gli ha risposto indirettam­ente picche, dicendo che domenica 30 aprile non si vota solo il segretario del Pd ma anche il candidato premier. Addio, insomma: a Renzi non interessa un confronto con Campo Progressis­ta, men che meno con gli altri della sinistra-sinistra, compresi gli scissionis­ti che per lui sono «traditori». Una sinistra-sinistra che ha un serio problema di leadership, vista l’abbondanza di aspiranti capi. Ma se alla fine lo strappo di Bersani & soci si rivelasse solo una scissione di élite, come sembrano suggerire i primi sondaggi fatti anche in Toscana, una delle loro possibili roccaforti, che cosa resterebbe della sinistra che da sempre sogna la rivoluzion­e ma non riesce neanche a cambiare se stessa? Solo testimonia­nza. Bel colpo, davvero.

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