Una città, tante città
Firenze viene cercata per il Ponte Vecchio e gli Uffizi, non per i palazzi di Novoli. Ma il baricentro della città dei fiorentini non è piazza Duomo (dove imperano le fettuccine Alfredo, feticcio del finto cibo italiano negli Usa). Le tramvie renderanno Firenze una città più equilibrata, «smorzeranno» le tensioni verso il centro? Quando a giugno aprirà il parcheggio scambiatore di Villa Costanza (dopo 15 anni!) collegato con la tramvia, i bus turistici potrebbero essere spostati in parte anche là e tolti dai lungarni e da via Cavour. Si parla di un «hub» per i bus extraurbani e turistici accanto alla stazione Foster di cui però negli anni è cambiato destino, diventerà forse la seconda stazione Alta velocità di Firenze, al posto di Campo di Marte: chissà quando. Il prossimo parcheggio scambiatore? Nascerà in viale Guidoni, lungo la linea 2 Peretola-stazione: ma è legato al nuovo stadio alla Mercafir. Eppure, i fiorentini, dopo essersi spostati verso le città dell’hinterland, ora si spostano proprio in periferia. Alla frattura con il centro, con che «rottura» rispondiamo per le nostre periferie? La Stu (società di trasformazione urbana) per le Piagge è stato l’ultimo tentativo di intervenire in modo massiccio (un’altra rottura mancata) sulle Piagge. Da allora, si fanno interventi, ma sporadici. Perso il progetto di spostare il «peso» della città con il nuovo quartiere di Castello, c’è ancora da progettare la tramvia che arrivi a Sesto, pure quella verso Campi. Per Bagno a Ripoli, ci saranno bus elettrici su corsia protetta. Non si parla, se non nei convegni e in qualche annuncio, di «ricucire» davvero le periferie. Magari investendo anche in cultura, in eventi. E sullo sfondo, restano i tanti cambiamenti nei progetti (Foster, appunto) e la difficoltà di ragionare all’area metropolitana come un unicum (vedi moschea). Con scelte di cui si fa fatica a capire la strategia. Forse è questo il momento di arrivare a dare indicazioni chiare sul futuro della città, tutta — periferie comprese — guardando anche fuori dai confini comunali. Uno sguardo lungo, per provare — se non a convincere — a spiegare ai cittadini e alle categorie che ora protestano la strategia o il punto di caduta desiderato. Per evitare che ad una rottura in un senso ne segua un’altra in senso opposto. Come si sa, due forze uguali si equivalgono: facendo restare tutti fermi.