Moschea, tutto da rifare E alla Gonzaga (forse) salta anche il Ramadan
Fumata nera dalla riunione dei sindaci. Troppo alti i costi
Dopo il dietrofront sull’ipotesi moschea adesso anche quella di una sala di preghiera provvisoria per il Ramadan all’ex caserma Gonzaga rischia di tramontare. Naufraga così definitivamente l’idea del sindaco Dario Nardella, che aveva suscitato polemiche e scontri anche all’interno del Pd con il sindaco di Scandicci Sandro Fallani a fare le barricate e l’ex premier Matteo Renzi a dare il colpo di grazia. E così dal cortocircuito adesso, dopo il vertice tra i sindaci dell’area metropolitana, si riparte da zero, cercando altre soluzioni.
Troppe le voci di dissenso e soprattutto, dicono da Palazzo Vecchio, troppe le complicazioni logistiche e burocratiche. A partire dai costi, quasi 70.000 euro per la messa in sicurezza dell’ex sala mensa della Gonzaga, quella dove sarebbe dovuta sorgere la moschea temporanea. Costi che dovrebbe sostenere la comunità islamica ma che, vista la provvisorietà della struttura, avrebbe poco senso investire. Stesso discorso da parte dell’amministrazione comunale. E così — svanita quasi per certo l’ipotesi Gonzaga e con l’inizio del Ramadan alle porte (26 maggio) — il rischio concreto è che non ci sarà alcuna moschea provvisoria, ma solo un luogo per celebrare l’inizio e la fine delle celebrazioni, proprio come accaduto l’anno scorso al campo della Floriagafir in viale Malta, che pare ora il candidato più probabile per il bis.
D’altronde, altre soluzioni, dal vertice tra i sindaci di ieri non sono emerse. Un vertice teso, durato quasi due ore, durante il quale sindaco Nardella ha ribadito l’importanza di un atteggiamento propositivo, e non «distruttivo», verso il tema della moschea: un attacco a Fallani. Al termine nessuno dei presenti, tranne il segretario metropolitano Fabio Incatasciato, ha voluto rilasciare dichiarazioni. «Non abbiamo indicato aree alternative», ha precisato Incatasciato, anche se nel corso delle discussione a porte chiuse è stato deciso di creare «un tavolo di confronto con la comunità islamica subito dopo il Ramadan». Inoltre, il Pd «darà vita a un monitoraggio territoriale, per scartare ed escludere le zone più complicate, ma anche per approfondire le potenzialità e le possibilità che offre l’area metropolitana». Secondo Incatasciato, la partita sulla moschea «non è un problema, ma una grande questione metropolitana aperta». Anzi, deve essere vissuta «come un tema qualificante», un banco di prova per misurare «la capacità della classe dirigente» espressa dal Partito democratico. Che però ad oggi, a distanza di 23 giorni dall’inizio del Ramadan, non ha ufficializzato nessun luogo di culto provvisorio, complici anche i dissidi interni. Con buona pace della comunità islamica e dell’imam Izzeddin Elzir, che a margine dell’incontro «L’Italia delle religioni» organizzato dall’Istituto Sangalli, ha detto: «Il dialogo va avanti da almeno 20 anni e non abbiamo nessun problema a dialogare ancora di più. Solo diciamo che il dialogo deve essere accompagnato anche da atti concreti. Benissimo metterci a sedere attorno a un tavolo e parlare, ma dobbiamo darci obiettivi chiari perché non si può correre dietro solo alle parole». E infine: «Qualcuno cerca di usare noi all’interno della campagna elettorale. Perciò ho invitato e invito sempre tutti a non usarci come merce di scambio».