Corriere Fiorentino

Il «chiesino» del paese non c’è più «Lo ricostruia­mo con le nostre mani»

Choc a Vicopisano dopo l’esplosione nell’oratorio del Castellare. Salvo il crocifisso del ‘200

- Cinzia Colosimo

«La ricostruir­emo, rena in spalla come nel dopoguerra». All’indomani dell’esplosione che ha distrutto il piccolo oratorio di Santa Croce in Castellare, nella verde frazione di San Giovanni alla Vena, il paese ha il groppo in gola ma reagisce così. Una bombola del gas, con una valvola difettosa, ha devastato il tetto e le pareti della piccola chiesa sulla collina. Distrutte le pareti laterali e così gran parte della cucina, ma delle 10 persone presenti, solo una è rimasta ferita con ustioni sul corpo. Le altre sono illese.

Il paese cerca di riprenders­i dallo choc: guardare là, sulla collina, e trovare solo la croce senza l’oratorio è un dolore grande. I vigili del fuoco e i carabinier­i hanno confermato la dinamica: martedì sera, mentre il comitato Castellare stava per mettersi a tavola, il propano ha cominciato a uscire dal tubo, a pochi centimetri da un fornello acceso. Ad accorgerse­ne è stato Massimo Pierini, uno di quelli che al «chiesino» — così lo chiamano — ci è nato e cresciuto. «Abbiamo visto una nebbia bianca di gas, che andava verso il basso e nella chiesa — racconta il fratello Paolo, che era con lui — siamo entrambi fuggiti fuori per avvisare gli altri. Massimo è rientrato in cucina dopo qualche secondo ho sentito l’esplosione. Ho pensato il peggio, poi ho visto mio fratello uscire dalle macerie. Aveva una maglia di pile addosso, che ha preso subito fuoco; il cotone della canottiera lo ha salvato da ustioni più gravi». Il loro nonno è stato fra i promotori della ricostruzi­one della chiesa, subito dopo la guerra, quando nel ‘44 fu distrutta da un bombardame­nto americano: «Quello che è successo è uno smacco, oltre che un gran dolore». Una storia travagliat­a quella del Castellare, nata a metà ‘600 con le elemosine degli abitanti, fortemente voluta dal paese. Negli anni ‘30 del secolo scorso cercarono di rubare l’antico crocifisso del 1200, oggi rimasto intatto, qualcuno dice «per miracolo», e messo in salvo.

Durante la ricostruzi­one del 1949, raccontano gli anziani al circolo, «portavamo i sacchi in spalla, perché i mezzi per arrampicar­si sulla collina non c’erano». Poi lo chiamarono «chiesino dei minatori», perché vicino a una cava. «Mio padre ci lavorava, io gli portavo la colazione — ricorda una voce rotta al bar — e con gli amici giocavo sul terrazzo davanti alla chiesa». Il sindaco Juri Taglioli è al lavoro con soprintend­enza, Curia, comitato del Castellare e parrocchia di San Giovanni «per iniziare al più presto l’opera di ricostruzi­one». Questo fine settimana ci sarebbe stata la festa dedicata proprio alla reliquia un tempo custodita nel chiesino: la fiaccolata a piedi fino in cima, i fuochi d’artificio, la merenda con i baccelli al lunedì. Tutto sospeso per ora, ma c’è già chi pensa a trasformar­e la festa in un momento per raccoglier­e i fondi. Sul banco di un circolo c’è già una cassetta pronta.

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 ??  ?? Il crocifisso del 1200 che si è salvato nell’esplosione dell’altra notte
Il crocifisso del 1200 che si è salvato nell’esplosione dell’altra notte
 ??  ?? Nella foto grande un volontario tra le macerie dell’oratorio di Santa Croce in Castellare, a San Giovanni alla Vena, poco fuori Vicopisano Sopra un momento dell’ispezione dei vigili del fuoco e dei carabinier­i sul luogo dell’esplosione
Nella foto grande un volontario tra le macerie dell’oratorio di Santa Croce in Castellare, a San Giovanni alla Vena, poco fuori Vicopisano Sopra un momento dell’ispezione dei vigili del fuoco e dei carabinier­i sul luogo dell’esplosione

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