I duemila anti-mafia con l’auto di Falcone
Pistoia, ragazzi in corteo poi faccia a faccia col superstite della strage di Capaci
Duemila giovani studenti delle scuole superiori in marcia per ricordare le vittime della mafia. Ieri l’incontro conclusivo del progetto «Società e Cittadino» con Pistoia unica tappa toscana di «Memoria in marcia», tour organizzato in collaborazione con la Polizia di Stato e l’associazione «Quarto Savona Quindici»: questa è la sigla radio dell’auto della questura di Palermo che il 23 maggio 1992, allo svincolo autostradale di Capaci, saltò in aria con a bordo il capo scorta Antonio Montinaro e i due agenti Vito Schifani e Rocco Dicillo. I resti di quell’auto accartocciata, che scortava la Fiat Croma bianca nella quale morirono il giudice Giovanni Falcone e la moglie Francesca Morvillo e alcuni membri della scorta, è stata alla testa del corteo che ha sfilato sotto la pioggia. L’auto è stata poi esposta in una teca trasparente al Pala Carrara, dove gli studenti di otto scuole superiori pistoiesi hanno partecipato all’incontro con il procuratore generale di Firenze Marcello Viola e le vedove dell’agente Antonio Montinaro e Vito Schifani. L’intervento di quest’ultima, Rosaria, ha suscitato grande commozione. Con la stessa combattività mostrata nel 1992 al funerale del marito — quando nella cattedrale di Palermo chiese ai mafiosi di inginocchiarsi per avere il suo perdono — ieri mattina ha domandato ai ragazzi di fare la propria parte per non dimenticare quanto accaduto: «Sono sicura che i criminali, questi mafiosi, indossano anche la divisa: le talpe ci sono sempre state ed io l’ho sempre saputo. Ma io credo nella divisa, che ora porta anche mio figlio, che fa il finanziere. Credo nella divisa perché credo nelle persone buone, che vogliono cambiare il mondo: è questo — ha spiegato — che fa la differenza, che mi permette di credere nei giovani come voi».