«Noi profughi adottati dall’Europa»
Per State of the Union l’incontro con i migranti ospitati alla Badia: «Qui possiamo studiare»
«È entrato in biblioteca, ha preso l’edizione francese di “Storia d’Europa” di Robert Schuman. Ci ha guardato, ha sorriso, ed ha esclamato: “Era due anni non leggevo un libro nella mia lingua madre”». Doman è entrato nella biblioteca dell’Istituto universitario europeo perché i 10 migranti accolti dall’ateneo con sede a San Domenico hanno gli stessi diritti e possibilità di tutti gli altri «ospiti», cioè ricercatori, staff e docenti. Come loro, possono andare a mensa, usare la biblioteca, l’emeroteca, gli audiovisivi. Ed anche loro studiano. Il programma di accoglienza dei profughi della Badia Fiesolana è partito poco più di un anno fa. Dal basso: chi studiava i flussi migratori e le politiche dell’Unione — ma anche semplici dipendenti — si propose ai vertici dell’Istituto europeo chiedendo se era possibile accogliere migranti. «Volevamo fare qualcosa di più, di fronte all’emergenza dell’accoglienza italiana ed europea. Dalla volontà di fare» spiega Caterina Guidi, associata di ricerca all’Iue. La proposta dei volontari è stata accolta dalla dirigenza dell’Istituto, sono state messe a disposizione locali e risorse. È stata usato un blocco della Badia Fiesolana, ancora di proprietà della Curia di Fiesole, coinvolta la Caritas. E, dal 20 aprile 2016, da quelle stanze sono passate 10 persone. «In tanti sono stati coinvolti ed abbiamo creato un vero e proprio “Cas”, cioè la prima linea dell’accoglienza italiana» spiega ancora Guidi. Solo che invece che in lande sperdute senza assistenza, di fatto loro fanno «Sprar», cioè fanno corsi di lingua italiana, di cultura e storia. Corsi di informatica. Poi hanno i corsi obbligatori all’esterno ed alcuni dei ragazzi (vengono dall’Africa sub Sahariana, dal Congo, dal Ghana, dalla Costa d’Avorio e dal Mali) vanno anche a fare corsi in istituti superiori. Tra loro c’è anche Doman, dalla Costa d’Avorio. «Io avevo già cominciato l’università, in informatica — racconta — poi sono dovuto scappare». Un padre estremista islamico, da cui è fuggito: «Dal Ghana, poi Burkina Faso, poi Nigeria, Niger, Algeria, Libia. Poi il barcone». Snocciola i Paesi come fosse un inter rail, invece ci ha messo 4 anni, di botte e miseria. Dalla Sicilia è arrivato a Firenze, al centro di Sorgane (che, quando ha ospitato migranti, ha visto proteste e opposizioni da parte di esponenti del centrodestra e da una parte del quartiere). Poi San Domenico: «Ora studio informatica al Cellini — racconta — il mio obiettivo è restare qui in Italia». «Questa è l’Europa come dovrebbe essere» commenta Alessandro Martini della Caritas. Ma tutti sono stati accolti come richiedenti asilo? «Ci sono stati dei dinieghi — risponde Guidi — ma per il ricorso, conta molto quanto si sono integrati. Speriamo di aver dato un contributo al loro futuro».
Ora imparo informatica, il mio obiettivo è restare qui in Italia Questa è l’Europa, così come dovrebbe essere