Renzi, che mira: e adesso a chi tocca?
Prima Nardella, poi David Ermini sulla legittima difesa: sempre loro però, i renzianissimi
Dieci giorni fa bloccò l’ipotesi della moschea all’ex caserma Gonzaga, sconfessando il sindaco Dario Nardella. Ora ha bocciato la nuova legge sulla legittima difesa, di cui è relatore un altro fedelissimo fiorentino: il deputato David Ermini. Matteo Renzi sembra aver messo nel mirino i suoi uomini più vicini. «Matteo mi ha chiamato ma non si è arrabbiato», racconta Ermini. E altri renziani doc, come Francesco Bonifazi, criticano la nuova legge.
Sembra un po’ «Indovina chi», il vecchio gioco da tavola basato sulla progressiva eliminazione delle figurine (fino a indovinare quella in mano all’avversario). Dieci giorni fa Matteo Renzi ha bocciato pubblicamente l’ipotesi di realizzare la moschea nell’ex caserma Gonzaga, smentendo e costringendo alla retromarcia il sindaco di Firenze Dario Nardella, renziano, che l’aveva proposta. Ora ci risiamo. La Camera approva — naturalmente con i voti del Pd, perno della maggioranza — la legge sulla legittima difesa e la sera il responsabile Giustizia del partito e relatore delle nuove norme, il renzianissimo David Ermini, si gode il risultato raggiunto. Poi squilla il telefono: è Renzi, che gli dice che così come è stata approvata la legge non va bene, bisognerà rimetterci mano. E poi lo ha detto anche pubblicamente. «Da qualche ora circolava la notizia, o per meglio dire l’interpretazione, che le nuove norme sarebbero valse soltanto di notte... Insomma era partita la bambola, Matteo se ne è accorto e mi ha chiamato», ricostruisce Ermini. Era arrabbiato, Renzi? «No, macché. Mi ha solo detto: “Così la legge non si capisce, bisogna cambiarla”. E devo dire che sull’aspetto della comunicazione ha ragione, del resto su questo non lo batte nessuno». Però, bocciando la legge appena approvata, Renzi ha di fatto delegittimato il relatore, cioè lei. «Ma no, non ci sono problemi di questo genere tra me e lui. E poi il testo della legge è chiarissimo: “la reazione a un’aggressione commessa in tempo di notte ovvero la reazione a seguito dell’introduzione nei luoghi indicati...”. È chiaro che quell’ “ovvero” è una disgiuntiva, è come dire “oppure”».
Ma la diatriba linguistica, su cui interviene anche il presidente onorario dell’Accademia della Crusca Francesco Sabatini («Quanti appelli abbiamo rivolto ai giuristi e al mondo delle istituzioni per l’utilizzo di una lingua chiara — ha detto ieri a
Corriere.it — ma alla fine vincono sempre la retorica e l’azzeccagarbuglismo»), non ferma la polemica politica. Un altro renziano doc come Francesco Bonifazi, tesoriere del Pd, affida a Twitter i suoi strali: «Non facciamoci coprire di ridicolo. La differenza tra notte-giorno non la capisce nessuno. La difesa o è legittima difesa sempre o non lo è». Ermini non fa polemica e ribadisce che «il problema non è il giorno o la notte: nel merito della legge non c’è questa distinzione. Detto questo, se serve maggiore chiarezza, la faremo». Come? Forse togliendo la parola «notte» dal testo. «Siamo disponibili a correggere, a togliere, a modificare la locuzione», ha detto ieri alla trasmissione di La7 Omnibus. Ma altri renziani, come il consigliere regionale della Toscana Stefano Scaramelli, si uniscono al coro dei critici. Per non parlare delle opposizioni. Sì Toscana presenta una mozione affinché «dalla Regione giunga un forte e chiaro monito al Parlamento a non procedere con l’approvazione della nuova legge». Il centrodestra va all’attacco per motivi opposti: perché il testo è troppo soft e pasticciato. Su Facebook il governatore Enrico Rossi, che ha lasciato il Pd per fondare Mdp, pubblica la foto di una pistola fumante e scrive: «Il ddl sulla legittima difesa è già naufragato: al Senato non ci sono i numeri. Il voto contrario di Articolo Uno Mdp mette a rischio il passaggio a Palazzo Madama. Una sinistra seria serve al Paese e alla democrazia». Ermini ride: «Rossi chi?». Però Renzi, rispondendo pubblicamente ai critici della legge, sembra aver dato scacco proprio a lei, Ermini. «Ma no, ci lavoro insieme da 20 anni e non abbiamo mai litigato». Mai litigato con Renzi? Allora per lei ci vuole una statua, non «Indovina chi». «Ma infatti!», ride ancora Ermini.
La telefonata L’ex premier mi ha chiamato perché era partita la bambola... Ma non abbiamo litigato: in 20 anni che lo conosco non l’abbiamo mai fatto