Dai depositi 200 abiti mai visti esposti nelle sale del Granduca
SU IL SIPARIO IL 13 GIUGNO
Da progetto a realtà. Il 13 giugno, giorno di apertura di Pitti Uomo, la Galleria del Costume di Palazzo Pitti si trasformerà ufficialmente nel Museo della Moda e del Costume di Palazzo Pitti. Un’evoluzione di status anche amministrativo che iniziata esattamente un anno fa trova compimento grazie alla mostra Il Museo Effimero della Moda. Prodotta da Fondazione Pitti Immagine Discovery in collaborazione con Gallerie degli Uffizi e Palais Galliera, l’esposizione a cura di Olivier Saillard, dopo quella di Karl Lagerfeld rappresenta infatti la nuova tappa del programma triennale promosso da Centro di Firenze per la Moda Italiana e dalle stesse Gallerie degli Uffizi.
«Un momento decisivo — ha spiegato il direttore delle Gallerie degli Uffizi Eike Schmidt in occasione della conferenza stampa a Milano — che sancisce la volontà di ridare valore alla cultura della moda nata a Firenze. Ancora una volta Palazzo Pitti accoglie una mostra che indaga i meccanismi della moda e riflette sul suo senso profondo. Ed è un evento doppiamente importante: Il Museo Effimero infatti costituisce l’occasione di aprire gli archivi e offrire ai visitatori un nuovo punto di vista sulle collezioni e sugli spazi della Galleria del Costume e della Moda, che in questo modo porta a compimento il processo di evoluzione per cui ringrazio la Fondazione Pitti Immagine Discovery e il Centro di Firenze per la Moda Italiana».
Allestita nelle 18 sale del palazzo della Meridiana la mostra di Saillard è così la prima temporanea del Museo della Moda e del Costume di Palazzo Pitti. «Anche un banco di prova — continua Schmidt — per testare grazie all’allestimento studiato dal direttore del Museo della moda Galliera di Parigi un possibile scenario delle turnazioni degli abiti e dei costumi dei nostri archivi che da gennaio 2018 faranno parte della collezione permanente. La peculiarità di questa prima rassegna risiede infatti in un’inedita concezione sia dell’allestimento sia dei contenuti tematici».
Non basta: questo allestimento dovrebbe lasciare al Museo della Moda sei sale in più, quella che prima ospitavano la collezione Contini Bonacossi e che d’ora in poi faranno parte dell’area a sua disposizione e probabilmente — questo dipende da come funzionerà questo primo appuntamento — una serie di nuove teche e di luci a Led che hanno un minore impatto sui tessuti, materiale molto fotosensibile.
In mostra sono attesi quasi 200 tra abiti e accessori: pezzi selezionati che vanno da metà Ottocento fino ai giorni nostri, abiti che vengono mostrati per la prima volta — mai usciti dalle scatole dove sono stati per la conservazione — e altri esposti per l’ultima volta, prima di tornare negli archivi perché troppo fragili e delicati.
Gli abiti che punteggiano il tema di ogni sala — tornati alla luce grazie allo straordinario lavoro di recupero delle restauratrici della Galleria del Costume e del Palais Galliera — sono stati creati da tutte le sartorie più importanti e dagli atelier di moda più prestigiosi, tra Firenze, Roma, Milano, Parigi, New York come: Sartoria Worth, Mariano Fortuny Venezia, Sartoria Rosa Genoni, Sartoria Emilio Federico Schubert, Roberto Capucci, Sartoria Madeleine Vionnet, Irene Galitzine Roma, Elsa Schiaparelli, Jole Veneziani, Biki, Maison romana d’alta moda Carosa, Nina Ricci, Gianfranco Ferré, Christian Lacroix. Senza dimenticare il contemporaneo: dalle recenti acquisizioni del Palais Galliera presentate per la prima volta a Firenze, e da alcuni capi della collezione di Palazzo Pitti. Con un’incursione nell’oggi, presentata da una selezione di capi delle ultime collezioni di Gucci, Rick Owens, Margiela, Bless, Fendi, Armani, Valentino, Prada, Dolce & Gabbana, John Galliano e Lanvin.
Schmidt È un momento decisivo che sancisce la volontà di ridare valore alla cultura della moda nata a Firenze