E dalle Pulci un no al nuovo mercatino: «Così muoriamo»
«Non vado nemmeno più alle riunioni» dice la titolare dello stand 13. «È uno schifo», rincara la dose un altro esercente. «Sono tutte parole», aggiunge una signora, «prima vediamo se ci sono davvero i soldi». E siamo solo all’inizio. Insomma: al mercatino delle Pulci di largo Arrigoni il clima è teso, nonostante l’offerta messa sul piatto dal Comune: mezzo milione di euro per costruire nuove strutture ai rigattieri. Una proposta con cui Palazzo Vecchio vorrebbe chiudere la vertenza sul trasferimento del mercatino da piazza dei Ciompi. Ma l’ascia di guerra sembra tutt’altro che sotterrata. «Il Comune non ha idee», spiega una signora seduta fuori dalla sua bancarella, «Nardella ci ha messo qui nel tentativo di riqualificare la piazza, sconfessando uno dei primi atti dell’amministrazione Renzi: per lui largo Arrigoni sarebbe dovuto diventare uno spazio per giovani e famiglie. La proposta delle nuove strutture in acciaio e cristallo? È un vecchio progetto del 2007. Osceno». Il progetto in questione, descritto dalla quasi totalità degli esercenti come un «lungo tubo che farà perdere l’identità del mercatino», trova però qualche estimatore: «È inutile scannarsi» dichiara una signora che vende cornici. «Almeno con le nuove strutture potremo lavorare. Adesso è impossibile. Con il vento o la pioggia dobbiamo chiudere. Con il caldo dell’estate, poi, ci sarà da sentirsi male». Lo spostamento, comunque, pare ancora una ferita sanguinante. Largo Arrigoni, che con il nuovo Pingusto non ha più sbocchi verso i viali, è aperto soltanto verso piazza Ghiberti: la mattina qualche cliente passa, trainato dal mercato di Sant’Ambrogio, ma il pomeriggio è roba da «balle di fieno»: «Questa piazza è morta», convengono diversi esercenti. «Abbiamo avuto un calo del 70% sulle vendite. Turisti? Qui non se ne vedono. Preferivamo restare in piazza dei Ciompi, dove il mercatino era diventato storico. Ora sembriamo la sagra della ficattola». Un paio di colleghi calibrano però il tiro: «Abbiamo accettato, anche se la proposta è stata un po’ ricattatoria: o sì o sì».