L’ARTE INFINITA NELL’ATELIER DI BAGNOLI
Inaugurato ieri dopo 8 anni di lavori il «museo in progress» dell’artista toscano con sculture, costruzioni suggestive e un altare dedicato al padre «Tra il giorno e la sera tutto cambia, la luce non entra mai nello stesso modo»
Il muro non si vede, inglobato nella collina retrostante. Squarci di luce penetrano la struttura, al di là della vigna. Una musica arriva dalla terra e dall’acqua. «Sembra di essere a Berlino», sussurrano i primi visitatori, e invece è Montelupo Fiorentino. L’apertura dell’atelier dell’artista Marco Bagnoli ha lasciato senza fiato. Una costruzione «che non vuol essere un mero contenitore di opere d’arte, ma un’opera d’arte essa stessa» ha spiegato ieri Pier Luigi Tazzi, curatore di questo primo allestimento in progress e critico d’arte.
E in effetti, la realizzazione, durata quasi otto anni, è stata in divenire, senza un progetto definitivo che la costringesse a seguire regole prestabilite. «È inusuale — ha spiegato Toni Semerano, l’architetto— che un’amministrazione comunale lasci tutta questa libertà a costruire, ma è stato proprio questo il bello dei lavori. Un confronto continuo tra me, Bagnoli e i tecnici del comune, e poi con le ditte che seguivano le nostre idee». Il percorso artistico di Bagnoli — fin qui — si snoda tra l’esterno e l’interno dell’atelier, tra opere in spazi bianchi e ariosi, e tagli di luce che incontrano le istallazioni. «Tra il giorno e la sera, tutto cambia — spiega Bagnoli — la luce non entra mai nello stesso modo, e anche la mostra cambia. Cambierà anche l’atelier, non è detto che sia finito così». Una di quelle lame di luce, a mezzogiorno, taglia il centro dell’enorme mongolfiera di bronzo esposta al piano terra. Un’opera cui Bagnoli tiene molto, che gli ricorda una sua passione, e che si ritrova anche in altre sculture. Così come le due Spaziotempo, degli anni Settanta, che hanno dato l’impronta a tanto del lavoro di Bagnoli, diventando poi titolo di una rivista e un’associazione che promuove progetti tra arte, impresa e territorio. All’esterno, attraverso una passerella di legno che gira intorno alla struttura, toccandone ogni sala, appare la fontana con il Sonovasoro, particolari vasi di ceramica che emettono musiche e suoni. Ma anche la collina ‘anta, grazie a un’altra istallazione musicale all’aria aperta. Al centro di quello che può essere definito un chiostro contemporaneo, l’altare dedicato al padre
Renzo, «senza il quale tutto questo non sarebbe mai stato possibile». «La precedente amministrazione ci aveva visto lungo — ha detto il Sindaco di Montelupo, Paolo Masetti — e sono orgoglioso di poter essere a questa apertura. Questo luogo non è importante solo per noi montelupini, ma per tutto il territorio dell’Empolese-valdelsa, è un punto di riferimento per l’arte in Toscana e oltre». Ieri sera l’apertura ha proposto, oltre alla visita, anche una performance musicale in omaggio a Michael Galasso, compositore e amico di Marco Bagnoli, sotto la direzione di Giuseppe Scali. Un luogo ameno, uno sbarco alieno, Montelupo, in via della quercia, sembra un pezzo di un’Europa artistica, affascinante.