ChiantiBanca, oggi la ripartenza (con un’incognita da 20 milioni)
L’elezione di presidente e vice. Bini Smaghi: per l’addio ai trentini bisognerebbe ripagare il bond
Il neo eletto consiglio di amministrazione di ChiantiBanca — varato al termine di una tesa assemblea che ha bocciato il presidente uscente Lorenzo Bini Smaghi — oggi deciderà i nuovi vertici dell’istituto, presidente compreso, ma ancora le acque non si sono calmate anche se gli esponenti della lista vincente gettano acqua sul fuoco: «Saremo il Cda di tutti i soci, clienti e dipendenti». Tensione alta perché la Procura di Firenze ha aperto un’indagine dopo aver ricevuto la relazione interna della banca sull’operato dei vecchi vertici, e perché Bini Smaghi polemizza sull’eventuale ribaltone anche della adesione a Cassa Centrale, una decisione che comunque non arriverà in tempi brevi.
In attesa di sapere chi sarà il nuovo presidente (il favorito resta il docente universitario Cristiano Iacopozzi) per la lista che ha avuto il 54% dei voti e che esprime il Cda parla Fabrizio Pagliai, ex vice presidente della Bcc di Prato, uno degli istituti fusisi in ChiantiBanca. «In tutta questa vicenda, questa campagna elettorale abbiamo tenuto un basso profilo non abbiamo mai voluto sentir parlare di “guerra”, ho tanti amici anche nell’altra lista e con Bini Smaghi ci siamo stretti la mano domenica pomeriggio. Saremo il Cda di tutti, per il bene della banca e dei suoi territori — premette Pagliai — La banca è solida, operativa e sappiamo bene quali sono le criticità da superare, le indicazioni di Bankitalia da cui ripartire. Come abbiamo scritto nel nostro programma, diversamente dall’altra lista, la priorità sarà il consolidamento e l’attenzione ai territori storici e nuovi della banca; e la cura nella erogazione del credito affinché ci siano i giusti requisiti per concederlo». E le accuse di essere una lista legata la passato, alla Federazione delle Bcc? «Non siamo fantocci di nessuno, non siamo né la lista di Iccrea né della Cassa Centrale. Siamo una lista indipendente, autonoma, autorevole, dei territori. Che guarda al passato solo per valori della cooperazione e della solidarietà su cui non intendiamo cedere ma al futuro per dare ai soci e clienti servizi moderni, accompagnarli nella nuova realtà con meno costi e più efficienza». Sul tavolo del futuro della banca di San Casciano pesa anche la questione della adesione alla holding guidata dai trentini di Cassa Centrale, votata anche dall’assemblea di domenica, o quella ad Iccrea, istituto della Federazione del Credito Cooperativo. I tempi non sono brevi — in autunno arriveranno a Banca d’Italia i dossier per la costituzione dei due gruppi, entro l’anno ci sarà della vigilanza, anche europea, e dal primo luglio 2018 dovrebbero diventare operativi — ma il problema è centrale nelle strategie. E si intreccia con il bond da 20 milioni di euro emessi dalla banca toscana e sottoscritti dai trentini di Cassa Centrale. «La delibera di adesione di ChiantiBanca alla Cassa Centrale è stata approvata nell’assemblea straordinaria del dicembre dello scorso anno, 3852 voti a favore, 2 contrari e 2 astenuti — ha sottolineato Lorenzo Bini Smaghi a margine della trasmissione RomaIncontra — Insomma, bisognerebbe fare un’altra assemblea straordinaria, ripagare il bond subordinato e farsi ridare il capitale versato. Qualcuno che può fare una cosa del genere, che sia abbastanza fantasioso, ci può essere però mette a rischio la reputazione della banca. Però il mondo è fatto, come abbiamo visto, di tanta gente fantasiosa». E sulla sua mancata riconferma ha risposto: «Ho dato la mia disponibilità sul mio territorio a dedicare del tempo per mettere a posto la banca, se trovano qualcuno più bravo meglio così». Sulla questione dell’adesione ad un gruppo Pagliai chiarisce: «Come abbiamo detto faremo come Cda una riflessione ed una analisi attenta, che finora è mancata, sul problema e poi decideremo nell’esclusivo interesse dalla banca e dei soci, cui proporremo la soluzione che individueremo o altrimenti andremo avanti sulla strada tracciata. Il tempo per decidere c’è, non c’è fretta».
Nei rilievi della Banca d’Italia, la cui nota è stata letta domenica in assemblea, hanno molta importanza i crediti deteriorati, problema comune a molte banche toscane. «E non solo — sottolinea Pagliai — dato che è un problema di tuto il sistema bancario italiano. Su ChiantiBanca, dove sono arrivato nel luglio 2016, non ho strumenti per esprimermi. In generale il problema, come anche quella della bassa copertura, è dovuto alla lunga crisi economica anche se ci sono stati comportamenti patologici in alcune banche».