Corriere Fiorentino

«Le bici, Coppi, il presepe Vi racconto nonno Gino»

La nipote Lisa: guardare le corse con lui era uno spettacolo

- Mauro Bonciani

L’eredità di Ginettacci­o adesso è nelle mani di una giovane donna, 32 anni, sposata, che cura un blog sulla bicicletta e che anche ieri era a Ponte a Ema per le iniziative legate al museo del ciclismo e alla tappa di mercoledì. L’eredità di Gino è Lisa Bartali, il volto nuovo, la terza generazion­e della famiglia che ha la passione del pedale nel sangue.

«Nonno Gino era tutto per me, un nonno normale, affettuoso, brontolone, che c’era poco perché fino a ottanta anni è sempre stato in giro, gli piaceva trasmetter­e la sua passione per il ciclismo, soprattutt­o ai giovani. Con gli anni ho scoperto la sua parte pubblica ma i miei primi ricordi sono tutti familiari: mi regalò una bicicletta Bartali, color arcobaleno, e mi insegnò a pedalare nel giardino di piazza Elia Dalla Costa davanti casa, dandomi consigli tecnici su come tenere i piedi sui pedali .... Poi i pranzi coi miei genitori e mia sorella Lara dai nonni, il presepe che ogni anno allestivam­o nella cappella consacrata in casa di nonno Gino dal cardinale Elia Dalla Costa o la messa che un sacerdote amico vi diceva. Dai nonni Gino e Adriana la fede si respirava senza bisogno di dire troppe parole».

Quando il campione è morto, nel maggio di 17 anni fa, Lisa aveva 15 anni e l’affollato funerale, con decine di telecamere e giornalist­i è stato il momento della vera consapevol­ezza della grandezza del nonno. «È stato strano, ne parlavano come lo conoscesse­ro e così ho preso davvero coscienza di quello che era e che rappresent­ava. In casa era diverso dall’immagine esterna, era silenzioso, parlava poco di sé. Negli ultimi tempi gli piaceva Pantani, così forte in salita, ma aveva da ridire un po’ su tutti i ciclisti, brontolava. Mi piaceva guardare il Giro in tv con lui. E una volta mentre guardavamo insieme un documentar­io su di lui e Coppi sbottò “Non è vero che eravamo rivali: noi eravamo amici!” e ricordò le telefonate che si facevano a Natale per scambiarsi gli auguri».

Ginetaccio non ha voluto che i suoi figli, Andrea e Luigi, diventasse­ro corridori ma la passione per la bici non è mai venuta meno in casa Bartali, anche in versione femminile, come dice ridendo Lisa. «La bici mi piace, per forza... Uso tutti i giorni una Bartali da uomo originale, una delle ultime prodotte, anche se mi devo portare dietro tre lucchetti. Ho lavorato per anni nella moda, a Santo Spirito e per andarci da Gavinana la bici era il mezzo migliore anche se Firenze è indietro per la mobilità ciclabile. Poi da un anno ho cambiato, ho più tempo e ho iniziato ad impegnarmi per il museo e nell’associazio­ne del museo di cui sono socia». Un socio pesante. «Detto così fa quasi paura, come dire che ho io adesso ho sulle spalle l’eredità del nonno. Mi fa piacere impegnarmi, dare il mio contributo, essere presente alle iniziative come quelle del “mese rosa” organizzat­o dal Quartiere 3 e con il comitato unitario di Ponte a Ema in occasione del Giro numero 100. Il museo negli scorsi anni ha sofferto — aggiunge Lisa — e anche con il mio blog “bicicletta­mi” voglio renderlo noto, usare i social per comunicare le varie iniziative. E spero che gli eventi, il coinvolgim­ento delle scuole e dei cittadini, siano più continui che in passato: domenica abbiamo avuto 300 visitatori al museo, che il nonno proprio per la sua passione per lo sport ha voluto che non si chiamasse solo con il suo nome ma museo del ciclismo Gino Bartali».

Domani davanti al museo e alla casa natale di Gino partirà la tappa Bartali. «Io — conclude Lisa Bartali, che nel suo blog parla anche di mobilità urbana per due ruote e invita a darsi da fare, senza aspettare le istituzion­i — sarò lì, coi miei familiari e i soci dell’associazio­ne amici del museo. Negli ultimi tempi il ciclismo per colpa del doping ha perso un po’ di credibilit­à, anche io mi domando se i risultati che vedo domani saranno ancora validi. Ma la passione, mia e dei toscani resta forte. E spero che Nibali, per cui faccio il tifo, anche in questo Giro ci faccia sentire un po’ orgogliosi di essere italiani. Perché questo faceva con grande carisma, onestà, forza di volontà, coraggio come quando salvò gli ebrei, nonno Gino. Per questo è così amato ancora oggi».

 Ricordi Quando morì avevo 15 anni, al suo funerale mi accorsi di quanto la gente gli volesse bene

 ??  ??
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy