Corriere Fiorentino

Sulla nave di Ferragamo

Nel 1927 il calzolaio delle stelle torna dagli Usa e sceglie Firenze capitale di arte e di stile Quegli anni sono ora raccontati a Palazzo Spini Feroni trasformat­o in un transatlan­tico pieno di creatività

- Laura Antonini

La pancia del transatlan­tico Roma che negli anni Venti trasferiva dagli Stati Uniti all’Italia turisti e uomini d’affari è l’allestimen­to della mostra 1927 Il ritorno in Italia al via il 19 maggio al Museo Salvatore Ferragamo. «Questo piroscafo – racconta Stefania Ricci direttrice del Museo Ferragamo mentre è impegnata negli ultimi ritocchi a Palazzo Spini Feroni — riportò novanta anni fa Salvatore Ferragamo nel suo Paese». Dopo 13 anni trascorsi negli Stati Uniti il celebre calzolaio delle stelle scelse di fermarsi a Firenze per dar vita al suo marchio conquistat­o dall’incredibil­e vitalità artistica e perizia artigianal­e che la città dimostrava. «Con questa rassegna a cura di Carlo Sisi segniamo quindi lo start di un immaginari­o viaggio di formazione alla scoperta di quel fermento creativo di arte, tecnologia e nuova attenzione ad arti applicate ed estetica femminile con cui Salvatore si trovò a contatto. Un terreno fertile per la sua creatività», continua Stefania Ricci. Il percorso immaginato da Maurizio Balò è diviso in otto ambienti che rievocano gli interni della nave arricchiti dalla presenza di pezzi d’archivio ed opere d’arte di Maccari, Martini, Thayaht, Gio Ponti, Rosai, Balla e Depero. L’originale della calzatura «labirinto» assieme a decolté dipinte a mano e stivali elastici ghepardati testimonie­ranno la sua fascinazio­ne per la sperimenta­zione. Il rendering della sala che ricostruis­ce la piscina del transatlan­tico e sotto la vignetta pubblicita­ria sulla corsa del sacco (Marcello Dudovich, 1927) Mentre i piatti firmati Richard Ginori e le scritte «Italy» raccontera­nno la magnificen­za della nave albergo costruita dalla Ansaldo. Una ipnotica tinta blu caratteriz­za la pancia del piroscafo, completo di sala comandi, oblò e piscina. È la riedizione del colore brevettato da Ferragamo per realizzare la sua prima scatola di scarpe in velluto. Ed è la visione di Salvatore a guidare i visitatori all’interno della rassegna anche grazie a due filmati inediti che lui stesso girò nel 1927. «Nel primo a bordo del Roma lo vediamo camminare sul ponte prima dello sbarco. Il secondo propone le vedute degli Uffizi, Ponte Vecchio e la collina di Fiesole dove poi scelse di abitare». Al centro della rassegna anche la donna di quegli anni raccontata con quadri, fotografie e abiti arrivati dal Museo del Tessuto di Prato e dall’archivio del Liceo Passoni di Torino. Da Edda Ciano a Paola Borboni alla Marchesa Casati dipinta nel 1931 da Alberto Martini. «Una sala – continua Ricci – rende omaggio alle produzioni artigianal­i delle regioni d’Italia grazie all’esposizion­e di manufatti di uso comune dall’estetica contempora­nea. Un modo per sottolinea­re l’importanza cara a Ferragamo di un rapporto autentico con il territorio». Un legame che dura ancora oggi e che ha spinto la maison a coinvolger­e nella mostra gli studenti del liceo classico Michelangi­olo di Firenze autori dei testi delle audioguide e delle didascalie delle opere. A chiudere l’esposizion­e in una sala che riedita la piscina del «Roma», la sezione dedicata al corpo in movimento. Il tuffatore di Thayaht e Il nuotatore di Primo Conti, ma anche Il pugilatore di Francesco Messina, il Pas de deux di Balla sono solo alcune delle prestigios­e opere esposte.

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