La lettera del Gran Maestro dopo l’editoriale sul «Corriere Fiorentino»
Gentile direttore,
ho letto con interesse il suo editoriale sull’edizione di domenica 14 maggio del Corriere Fiorentino e dall’eloquente titolo «Più massoni che massoneria» e mi permetto di offrirle alcune riflessioni sul ruolo effettivo della Libera Muratoria nella società italiana.
Lei si poneva innanzitutto nell’incipit iniziale un’amletica domanda: «Ma davvero la Massoneria condiziona ancora la vita pubblica, in Italia ed in Toscana?».
Le darò subito una risposta, anche se probabilmente deluderà la massa degli scettici, dei complottisti, dei demagoghi, degli ostinati censori e denigratori a prescindere dell’Istituzione ai quali spero vivamente non si unisca anche Lei che ritengo giornalista attento e dotato del giusto equilibrio nel guardare alle cose.
La Massoneria è un Ordine iniziatico la cui finalità primaria universale non è e non può essere per natura quella di condizionare Stati, uomini, cittadini, sistemi economici e quant’altro. Ad essa aderiscono uomini e spiriti liberi di ogni professione sociale che decidono di percorrere una via che ha come scopo e porta con un duro lavoro interiore all’elevazione dell’Uomo.
Chi pensa alla Libera Muratoria come un centro di «potere (o quasi)» per citare il libro di de Bortoli in cui si decidono i destini di una nazione o del Mondo è fuori dalla realtà. La Massoneria lavora nei templi al Bene dell’Umanità, non dei singoli e non degli interessi di parti influenti o lobbies. Da noi si formano nuovi uomini che, forgiati e temprati dall’esperienza massonica, possono costituire un punto di riferimento, un piccolo faro di luce.
La Toscana ha avuto tanti massoni illustri ed è sempre stata una delle regioni dove lo spirito liberomuratorio ha avuto grande rilevanza illuminando menti e coscienze. Ma, da qua a dire, che la Toscana è condizionata dalla Massoneria ce ne corre.
Si esagera nel voler a tutti i costi ravvisare in tante situazioni la presunta mano della Massoneria . Posso assicurarLe che la Libera Muratoria del Grande Oriente d’Italia non governa banche e non decide affatto chi siede in consiglio d’amministrazione, ma ci possono essere degli uomini come nel caso dell’aretino Elio Faralli che uniscono all’appartenenza massonica una grande competenza che porta alla fine a produrre lusinghieri risultati. E quelli ottenuti da Faralli in Banca Etruria sono stati sicuramente innegabili.
Ma anche in passato uomini del calibro di Mario Leone, partigiano e presidente della Regione Toscana; Aldo Ducci e Canzio Vannini, sindaci rispettivamente di Arezzo e Siena, tanto per fare qualche esempio, sono stati bravi amministratori della cosa pubblica in momenti difficili per l’Italia. Questo perché la Libera Muratoria è orgogliosa di dare al Paese degli uomini in grado di essere classe dirigente senza che con questo si veda al massone come un mero esecutore di interessi di parte. Ogni libero muratore, al di là della sua diversa visione politica, ha una grande responsabilità in più che deriva dal suo essere un iniziato. Le nostre logge sono palestre dove i fratelli si «allenano» alla libertà, al dialogo, al rispetto.
Sulla questione della riserva- tezza ribadisco che il Grande Oriente d’Italia ha sedi in tutte le regioni e con ben visibili targhe che fanno capire chi siamo. La nostra Costituzione e il Regolamento sono visibili sul nostro sito online dove si trovano ben documentate tutte le attività.
Quella della riservatezza è una questione che non sussiste, tranne che non si voglia anche qui fare una discriminazione ed una palese violazione giuridica come nel caso degli elenchi dei liberi muratori fatti sequestrare dalla Commissione Antimafia. La nostra riservatezza e’ la stessa che hanno tutte le altre associazioni legali, di qualsiasi tipo Non si può pensare alla riservatezza come un problema soltanto perché si tratta della Massoneria. E poi, non vorrei che si volessero sapere i nomi dei liberi muratori per colpirli meglio. È successo a Palermo, dove un iscritto al Grande Oriente d’Italia, candidato al Comune, ha fatto outing e un assessore comunale ha definito la candidatura «inquietante».
Un’ultima osservazione e puntualizzazione la riservo per il ruolo propulsivo che l’Istituzione ancora ha al giorno d’og-
gi. C’è un forte bisogno di una Comunione massonica che ha dimostrato di salvaguardare la Libertà, il libero pensiero ed i diritti umani.
Nel mondo ogni giorno milioni di uomini si muovono con passione e sacrifici personali per rendere attivi i principi dell’Ordine in una società molto caotica dove si avverte il bisogno di libertà, uguaglianza e fratellanza.
E, in Italia e in Toscana, le richieste di adesione sono in significativo aumento. È una Massoneria che interagisce sui social, che interessa tanto i giovani e che non ha affatto perso il suo progetto e le sue finalità.
E che, per quanto riguarda il Grande Oriente d’Italia, vuole dare tutto il suo apporto e la sua attenzione anche critica per stimolare chi ci governa a rilanciare effettivamente il Paese, puntando sulla cultura, sulla scuola, sulla innovazione tecnologica e senza nascondersi dietro il comodo e ormai parossistico paravento della proverbiale presenza massonica.
Infine una proposta. Perché non torna in Borgo Albizi, sede del Grande Oriente d’Italia, per una iniziativa pubblica come facemmo anni fa, con lei relatore, quando venne celebrata la festa della Repubblica italiana? Potrebbe essere l’occasione per confrontarci sui temi di riflessione indicati nel suo articolo. Per il bene dell’umanità, come usiamo dire noi liberi muratori. *Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia
La storia va avanti. E obbliga tutti, e sempre, a rifare i conti con se stessi. Può valere anche per la massoneria. Da profano, cioè da estraneo alla vita della massoneria e al suo mondo, penso che sulla riservatezza, difesa con forza da Stefano Bisi, il prezzo pagato a livello di opinione pubblica sia superiore ai vantaggi che può dare la fedeltà a una tradizione. L’immobilismo forse non è la scelta migliore di fronte a una realtà che mostra troppi casi di cronaca (economica, politica e giudiziaria), in cui sono emersi ruoli ricoperti da uomini legati all’associazione. Una rete di appartenenze, contatti e influenze in cui è difficile per chiunque separare il grano dall’oglio e che alimenta quell’«odore stantio di massoneria» del quale ha parlato l’ex direttore del Corriere della Sera, Ferruccio de Bortoli. La lettera di Bisi non contraddice l’idea che i massoni nelle loro attività possano singolarmente andare oltre i confini segnati dalla massoneria in quanto tale, usando contatti e frequentazioni maturati nell’ambito dei loro consessi per condizionare la vita pubblica. Anzi, spinge a un’ulteriore domanda: ma perché in un Paese afflitto da scarso senso dello Stato e mancanza di trasparenza, la massoneria non potrebbe dare un contributo concreto alla crescita civile (in linea con la sua ispirazione originaria) togliendosi di dosso ogni velo? Paolo Ermini
Ps. Non ho alcuna difficoltà a tornare nel palazzo del Grande Oriente in Borgo Albizi, come feci alcuni anni fa accettando l’invito a un incontro pubblico in occasione della festa del 2 giugno, ma per il «bene dell’umanità» che Bisi e la massoneria si propongono servirebbero forse altri palcoscenici, altri interlocutori e anche ben altro coraggio.