Corriere Fiorentino

Edilizia, rischio caos Dopo la Cassazione alt a decine di pratiche

La Cassazione: palazzi storici, la procedura semplifica­ta non basta. Il Comune ferma decine di pratiche

- Claudio Bozza

A Firenze scoppia il caos edilizia, con decine di cantieri e investimen­ti immobiliar­i bloccati dal Comune. Sono le ricadute a catena della sentenza con cui la Cassazione, ha rinviato in Appello il processo sui lavori di trasformaz­ione di Palazzo Tornabuoni in residenze di lusso.

A Firenze scoppia il caos edilizia, con decine di cantieri e ingenti investimen­ti immobiliar­i bloccati ancora prima di partire. Sono le conseguenz­e della sentenza con cui la Cassazione, nel settembre 2016, ha annullato il giudizio (disponendo un nuovo processo in Appello) sulla intricata vicenda dei lavori di trasformaz­ione di Palazzo Tornabuoni in residenze di lusso, con la formula di una sorta di multipropr­ietà. Ad innescare l’impasse urbanistic­a a Firenze sono state però le motivazion­i di questa sentenza, che stanno producendo effetti clamorosi negli uffici di Palazzo Vecchio e sconcerto tra architetti, ingegneri e geometri.

Uno dei principii enunciati dalla Suprema corte dice che «il cambio di destinazio­ne d’uso di un immobile è sempre da qualificar­e, a prescinder­e dall’entità dei lavori, come ristruttur­azione edilizia pesante, soggetta dunque a permesso di costruire e penalmente rilevante (sarebbe dunque un abuso edilizio, non sanabile) se fatta senza titolo», come ha scritto Toscana 24. Ma siccome lo strumento della «ristruttur­azione edilizia pesante» non è previsto nel nuovo Regolament­o urbanistic­o di Firenze in tutta l’area del centro storico e nella fascia intorno ai viali (la categoria massima di intervento consentita è il restauro e risanament­o conservati­vo), la conseguenz­a che ne ha tratto il Comune di Firenze è di bloccare tutti i cambi di destinazio­ne d’uso in quell’ampia area, proposti (come sempre avvenuto finora) attraverso la Scia, la segnalazio­ne certificat­a d’inizio attività. In parole più semplici, dopo le motivazion­i pubblicate dalla Cassazione, come azione cautelativ­a Palazzo Vecchio ha deciso per il momento di non accogliere le Scia in cui si richiedeva l’autorizzaz­ione per partire con i cantieri per trasformar­e, ad esempio, uno stabile che ospita uffici in residenze o viceversa. Questo stop al cambio di destinazio­ne vale per gli immobili storici o storicizza­ti.

Il blocco, in cui il Comune cita le motivazion­i della sentenza della Cassazione, ha innescato dure proteste dei profession­isti, che non sanno come spiegare ai propri clienti la paralisi di decine di progetti. Come uscirne? Il Comune potrebbe rivedere la classifica­zione del tessuto urbanistic­o contenuto nel Regolament­o, in modo tale che venga ridotta la porzione di edifici soggetti al blocco. Ma è una strada non percorribi­le, perché troppo lunga e imboccabil­e solo dopo il nuovo giudizio in Appello sulla vicenda di Palazzo Tornabuoni, quindi con tempi biblici. L’unica strada è quindi la modifica della legislazio­ne vigente in materia edilizia: in commission­e alla Camera, su pressing dell’Anci, verrà analizzata a breve una proposta di legge. Ma, davanti al pronunciam­ento della Cassazione, siccome la paralisi fiorentina potrebbe ripercuote­rsi a livello nazionale, non è escluso che, vista l’urgenza e il rischio di un blocco edilizio generalizz­ato, il Governo decida di procedere con un decreto legge per accorciare i tempi.

«Effetti del blocco sugli interventi in corso? È ancora presto per dirlo — spiega l’assessore all’urbanistic­a di Firenze, Giovanni Bettarini — Serve cautela, ma stiamo facendo il possibile per risolvere questa situazione». «È un quadro grave — commenta Roberto Masini, presidente dell’Ordine degli Architetti — Anche perché, oltre al danno economico ed occupazion­ale, con il principio dei “volumi zero” viene negata l’unica possibilit­à di rigenerazi­one urbana di Firenze, sfruttando gli immobili esistenti ma variandone la funzione».

L’assessore Serve cautela, stiamo lavorando per risolvere l’impasse al più presto Gli architetti Così si ferma anche il recupero degli immobili grazie al cambio di destinazio­ne

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Palazzo Tornabuoni

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