Corriere Fiorentino

Bargello, Ginori nelle stanze delle meraviglie

La copia della Venere dei Medici, il tempietto di Cortona: la bellezza è scolpita

-

In centro a Firenze, in due sale del Bargello, da ieri e fino al primo ottobre, c’è un piccolo gioiello. È la mostra dedicata al museo di Doccia, nell’auspicio che riapra al più presto.

Il titolo, La fabbrica della bellezza. La manifattur­a Ginori e il suo popolo di statue (curatori Tomaso Montanari, e Dimitrios Zikos con Cristiano Giometti e Marino Marini) esplicita la doppia missione di questa esposizion­e resa possibile dall’impegno congiunto degli Amici di Doccia, della direttrice del Bargello Paola D’Agostino, della Richard Ginor, di Arterìa e della Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze con Firenze Musei: esaltare la bellezza dell’impresa coltivata a Sesto dal 1737 dal marchese Carlo Ginori e ricordare come la sua operazione sia stata altamente culturale. Dalla sua fabbrica, come vedrete dalla mostra, non uscivano solo le pur bellissime porcellane da tavola, ma appunto anche un popolo di statue di impression­ante eleganza. Non casuale la scelta del marchese che per produrle fece incetta dei calchi della statuaria medicea: lui, come tutti a Firenze, da poco orfani dell’estinta dinastia di mecenati, riprodusse le fogge delle loro opere e continuò a celebrarne i fasti attraverso la produzione di questo «popolo di statue».

Non altrimenti può leggersi, per esempio la complessa architettu­ra di uno dei più bei pezzi in mostra: Il tempietto Ginori (1750-51), prestito del museo dell’Accademia di Cortona. Su una base lignea, in origine girevole, presenta dal basso verso l’alto un’encicloped­ia culturale e politica del tempo. Alla base le quattro Virtù cardinali convergono verso una figura centrale dove il Tempo rapisce la Bellezza, all’apice delle strutture portanti ancora un’allusione al tempo con le Parche che ne segnano l’inesorabil­e cammino. Alla sommità un Mercurio, copia di quello del Giambologn­a che porta (in trionfo?) Francesco Stefano e Maria Teresa d’Austria, i nuovi signori Lorena, mentre nei medaglioni che costellano il tempio si riconoscon­o i volti del casato mediceo. Non è l’unico pezzo importante che vedrete nelle due sale. All’ingresso due copie della Venere dei Medici, quella in porcellana, di Gaspero Bruschi (1747) e quella in bronzo (1702) di Massimilia­no Soldani che alla prima fece da modello. Sulla sinistra ancora una copia di un originale in marmo custodito sgli Uffizi, si tratta del rifaciment­o in porcellana del Mercurio (esposto al

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy