«Così io denunciai le irregolarità nel centro profughi»
De Stefano, ex numero due nazionale: allora nessuno fece nulla, porterò quella relazione in Procura
Già nel 2006 Giuseppe De Stefano, ex vice presidente delle Misericordie, parlò delle anomalie al centro immigrati di Isola Capo Rizzuto: «Ora porto la relazione in Procura».
Il centro immigrati di Isola Capo Rizzuto, diventato il «bancomat della ‘ndrangheta», era già finito nel mirino di alcuni esponenti della Misericordia: non ieri, non due anni fa. Ma undici anni fa. Proprio a Firenze, nel 2006. L’allora vicepresidente Giuseppe De Stefano si presentò ad un consiglio direttivo e lesse una relazione in cui parlava di pressioni sui lavoratori per chiedere una parte del loro stipendio indietro, di impiego di profughi in agricoltura senza avvisare le autorità, di accordi milionari con terzi in cambio di beneficienza, ha ricordato ieri La Verità. Quella relazione De Stefano l’ha recuperata, «non ce l’avevo più: era ancora a Firenze», racconta. E la consegnerà alla Procura di Catanzaro, che sta indagando, guidata da Nicola Gratteri. In quelle pagine, spiega De Stefano, «già notavo questa crescita abnorme delle attività di Isola Capo Rizzuto», poi ricordata nel suo blog come la nascita del «modello super Misericordia». Già nel 2006 però «feci un po’ di sondaggi, scrissi la relazione, la lessi e consegnai all’arcivescovo di Firenze Ennio Antonelli uno scritto con tutti i dettagli». E cosa successe? «Fece pochissimo — spiega De Stefano da Napoli, dove ora presiede il consorzio della solidarietà — Però voglio rendere onore ad un’altra persona eccezionale: ad un certo punto si candidò alla presidenza Angelo Passaleva. Speravo molto in quel momento. E il cardinale Antonelli aveva puntato su Passaleva, tranne mollarlo qualche giorno prima della campagna elettorale. I peccati non sono solo quelli che ti combinano gli altri, sono anche le opportunità perdute. In questi giorni raccolgo tante lacrime».
Era il 2006, appunto. Anni complicati, per la Misericordia, che avrebbe visto da lì a poco la spaccatura tra la federazione nazionale (con centro a Firenze) e le due realtà storiche di Rifredi e piazza Duomo, oltre a contenziosi e guerre legali sulla nascita delle federazioni regionali, sulla quale dovrà intervenire anche l’arcivescovo Betori. Una spaccatura solo parzialmente recuperata.
Resta invece aperta per anni la spaccatura a livello nazionale su questi centri per immigrati dove transitano decine di milioni di euro, almeno cento milioni a Isola Capo Rizzuto. Secondo la Procura un terzo sarebbe finito nella mani della ‘ndrangheta e, tra gli altri, del sacerdote don Scordio e di Leonardo Sacco, governatore della Misericordia locale, presidente della federazione calabrese e vicepresidente nazionale. Lo stesso che sostituì De Stefano alla vicepresidenza nazionale. Perché dopo quella relazione «io sono caduto in disgrazia. Il vicepresidente che mi è succeduto si chiama Sacco. E così si fa delle rapide idee. Sono stato anche candidato contro Trucchi (attuale presidente nazionale, nel 2012
ndr). Ed ho perso: con il voto determinante di Calabria e Puglia. Che non hanno votato per me, evidentemente». Ritorniamo alla relazione: «In quel testo — risponde De Stefano — spiegavamo che se continuavamo così avremmo dato spazio a false speranze e rischiavamo di guastare le associazioni. L’altra Misericordia che sta di fronte a Isola Capo Rizzuto, vedendo certi miracoli (la crescita dei centri, i soldi che arrivavano, i lavoratori,
ndr), cosa avrebbe dovuto fare?». È un dato oggettivo che negli ultimi decenni ci sia stata un’esplosione di nuove Misericordie al Sud, al di fuori del terreno storico di Toscana e Umbria. «Vede — ragiona De Stefano — il vigore morale può essere forte quanto vuole, ma la tentazione ti sfugge di mano. Non lo giustifico, lo denuncio. Ma il meccanismo è comprensibile. E nella relazione dicevo: se andate così avanti, “stamm’ sbracando”, ci facciamo cadere le braghe di mano, come si dice a Napoli. Ecco: giudicate voi come è andata a finire». È finita con le indagini, la Misericordia locale e la federazione calabrese commissariate da quella nazionale, il consigliere nazionale Alberto Corsinovi che si precipita a Isola Capo Rizzuto.
Inascoltato Spiegai che se avessimo continuato così avremmo rischiato di guastare le associazioni Poi sono caduto in disgrazia: dopo di me il vicepresidente fu Sacco, il grande accusato