Corriere Fiorentino

Processo alla movida, Manzione in aula: noi vigili impotenti

- V.M.

«Gli agenti della municipale potevano fare al massimo una paternale ai giovani che entravano e uscivano dai locali e bloccavano il traffico in via dei Benci. Era pericoloso: durante i controlli, i vigili erano venti contro centinaia di ragazzi, spesso ubriachi. Per questo si poteva impartire solo una ramanzina alle ragazzine che, alle tre di notte, facevano pipì per strada».

Così Antonella Manzione ex comandante della polizia municipale di Firenze, dal 2014 approdata alla Presidenza del Consiglio dei ministri, al processo contro la movida molesta in Santa Croce. La replica della difesa non tarda ad arrivare: «Se i vigili non ce la facevano a contenere quella folla come avrebbero potuto farlo i camerieri dei locali?», osserva l’avvocato Filippo Cei. Si apre così la seconda udienza ai diciannove gestori di dieci locali di via de’ Benci, Borgo de’ Greci e Santa Croce accusati di disturbo alla quiete pubblica. L’inchiesta era partita nel 2011 con le denunce dei residenti ed era esplosa nel 2013 con il sequestro di sette locali: Mojo, Kikuja, Gallery, Oibò, Mirò, Lochness e Soul Kitchen. Poi, l’inchiesta si è estesa anche al Red Carter, al Vintage e al Per Bacco. Per l’accusa, i gestori tenevano la musica ad alto volume che, con le porte aperte, si diffondeva per strada, somministr­avano bevande a un numero di persone superiore a quello consentito e non adottavano alcuna iniziativa per impedire che i clienti consumasse­ro birra davanti al pub e invadesser­o la strada.

Ieri in aula, anche una residente di via de’ Benci ha raccontato: «La musica sparata dai locali e gli schiamazzi per anni ci hanno impedito di dormire. Ragazzi ubriachi suonavano il campanello di casa e usavano l’androne come bagno. Siamo stati costretti a mettere i doppi vetri e a insonorizz­are la casa per continuare a vivere».

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