«Agli Uffizi troveranno una città cosmopolita»
Il direttore Schmidt in attesa della super coppia: vorrei mostrare loro i ritratti dei grandi
Ancora non sa quando verranno gli Obama, e addirittura se verranno (anche se pare ormai certo). Ma Eike Schmidt è già pronto. D’altra parte, «ogni anno almeno una decina di capi di Stato vengono a trovarci, spesso a sorpresa». Il direttore delle Gallerie degli Uffizi però non ha previsto nessun programma predefinito. Anzi, farà il jazzista: «Sì, improvviserò», sorride. Anche se una idea ce l’ha: quella di far confrontare l’ex presidente Usa con i grandi della storia fiorentina. Anche se, spiega, «io lascio sempre liberi quelli che vengono. Lascio a loro aperta la possibilità di scegliere cosa voler vedere». Per due motivi: «Primo, perché non c’è nessuno che non conosce niente degli Uffizi. E ognuno ha la sua curiosità, la sua opera d’arte preferita». Secondo, «la cosa veramente interessante è il dialogo con chi ci visita, scegliere assieme cosa si va a guardare». Un modo per comprendere anche, magari, che gli Uffizi non sono solo la Venere del Botticelli.
Però un suggerimento, Schmidt, per gli Obama ce l’ha: «Senz’altro gli farei vedere tutti i ritratti della Serie Gioviana del ‘500: partita come una serie di regnanti, di personalità antiche, di figure della scienza, è poi proseguita fino al ‘600700». Perché? «Per far vedere come Firenze era già aperta al mondo anche a quell’epoca». Più che un suggerimento, però, in realtà quella di Schmidt è la sua curiosità: «Perché vedere le opere d’arte con gli occhi degli altri è sempre bellissimo. E imparo anche io qualche cosa». Detto questo, anche se gli Uffizi (e Palazzo Vecchio) sono pronti, «potrebbe anche essere che questa visita non si realizzi: noi siamo pronti, ma decidono loro». Anche le opere d’arte da vedere. Unico obbligo: quello di confrontarsi con l’arte e parlarne con Schmidt.