Mirco entra nella casa dei babbi separati «Dormivo in garage, ora con mio figlio»
Inaugurati i 5 appartamenti in Santo Spirito. Nardella: un aiuto per far ripartire chi era in difficoltà
Mirco entra al civico 42 di piazza Santo Spirito con una cesta di biancheria in braccio. Ha un sorriso che va letto bene. Perché nasconde la sofferenza nel giorno del riscatto, di chi ritrova un tetto vero dove dormire. Mirco è un omone con gli occhi chiari, un calciante dei Rossi. Ma è anche un babbo separato, finito come tanti in grave difficoltà economica proprio nel momento in cui una storia d’amore finisce, con uno o più figli. Ecco, il figlio. Mirco non dorme con il suo figliolo — «Dodici anni, guarda come gliè bello», dice — da quasi un anno e mezzo: «Perché in tutto questo tempo ho dormito in un garage, dove chiaramente non mi è stato consentito ospitare mio figlio, rimasto con la mamma. Non mi vergogno a dirlo — racconta — ma questo è stato l’unico modo per risparmiare tutto il possibile e non fare mancare niente a mio figlio. La mia sofferenza non importa, l’importante è solo lui. Faccio il barista nei locali e poi arrotondo facendo il buttafuori, cerco di cavarmela al meglio e impegnandomi al massimo».
Vivere diciotto mesi in un garage metterebbe Ko chiunque, non Mirco, che ai cazzotti è abituato: «Non scriva ex calciante eh! Perché ho giocato fino a due anni fa, poi ho tirato una pedata di troppo: sono stato squalificato, ma sono pentito. Non era mai successo in 22 anni di sfide sulla sabbia di Santa Croce. Tornerò presto».
Ma torniamo a quella cesta con le lenzuola che gli hanno restituito la dignità: «Beh, sono un po’ emozionato. Stanotte (ieri, ndr) torno a dormire in una casa vera». Nella storica palazzina sopra l’ex distretto militare di Santo Spirito è stata infatti inaugurata la casa dei babbi separati, dove Mirco trascorrerà almeno un anno con altri quattro compagni di riscatto: Simone, Massimo, Egidio e Bruno. Ognuno con la propria storia di sofferenza, ma da ieri con un fondamentale sostegno in più: un tetto. Sono loro i primi cinque babbi che, al fianco del sindaco Dario Nardella, hanno inaugurato ieri la Casa dei babbi. Al taglio del nastro c’erano anche tutti i loro figli: «Ovvia, da stasera si ricomincia. ridormiremo con i bambini», dicono all’unisono. Sono i primi cinque mini appartamenti ristrutturati grazie ai 400 mila euro investiti dal Comune, che entro fine anno ne inaugurerà altrettanti al piano superiore della palazzina. Qui c’è una cucina per tutti, una ludoteca ed una sala comune dove si potranno organizzare anche piccole feste di compleanno per i bambini. È con questa missione che la storica palazzina torna alla città, una nuova vita dopo essere stata occupata abusivamente per anni da un sedicente regista, che per vivere l’aveva trasformata in un bar abusivo, fino a quando, dopo la denuncia del Corriere Fiorentino, le forze dell’ordine intervennero per sgomberare. Ieri è stata una festa di tutto il quartiere, tra la benedizione di padre Giuseppe Pagano, il priore di Santo Spirito, ed i commercianti della piazza che hanno offerto bevande e un piccolo rinfresco.
I babbi separati, selezionati con un bando di Palazzo Vecchio, potranno abitare qui per un anno (prevista una proroga di sei mesi), il tempo per rimettersi in economicamente in sesto. Pagheranno 150 euro al mese e continueranno ad avere il sostegno di Gengle (acronimo di Genitori single insieme), l’associazione presieduta da Giudita Pasotto che gestisce la struttura e che riunisce 26 mila padri e madri di tutta Italia. Numeri che rappresentano un fenomeno sempre più ampio: i babbi hanno spesso meno tutele ed in caso di separazione dalla moglie o compagna, anche nei casi più «pacifici», la bilancia del giudice pende sovente dalla parte della mamma. Così, in particolare quando i figli sono più di uno, per i babbi è purtroppo sempre più facile finire in gravi difficoltà economiche, tra il pagamento degli alimenti alla moglie ed il mantenimento dei figli.
È proprio a questi ultimi che va il pensiero del sindaco Dario Nardella, assieme all’assessore al sociale Sara Funaro, che ha seguito tutto lo sviluppo del progetto. «Quando una coppia si lascia è sempre un momento doloroso, specialmente quando ci sono dei figli di mezzo — dice Nardella — La mamma da una parte, il babbo dall’altra e spesso anche tanti problemi economici. Tenere tutto insieme è faticoso, per tutti i membri della famiglia. Proprio per questo abbiamo deciso di aprire la Casa dei babbi, per evitare loro un secondo dolore, fatto di precarietà, lacerazione e perfino povertà».
Ma sono i sorrisi di Mirco, Egidio, Massimo Bruno, Simone e dei loro «figlioli» che contano più di tutto: «Ora si ricomincia».