Corriere Fiorentino

Da Scandicci a Napoli, per imparare dal prof Sarri

Marco Braschi è amico del mister di Figline: «Abbiamo iniziato insieme, è il più bravo di tutti»

- Filippo Baffa

Sui social posta orgoglioso quella foto, dall’ufficio con vista sui sogni. «Lui è rimasto Maurizio». E lui invece è Marco. Marco Brachi, allenatore dello Scandicci in serie D (giunto settimo in classifica nel girone D) e ospite di Sarri nel centro sportivo del Napoli, a Castel Volturno.

«Ma — racconta — vado spesso a trovarlo: sono stato due volte in ritiro a Dimaro, per la partita a Reggio col Sassuolo, a Firenze ci siamo visti in albergo il giorno prima della gara al Franchi. Parliamo di pallone. Lui non solo è il migliore, e lo dico da “gobbo”: se Allegri è un grande stratega nessuno è più bravo di Sarri ad insegnare calcio. Ma è anche la persona che sembra: vero. Ci conosciamo da quando avevamo vent’anni e giocavamo contro, io nel Cortona e lui a Castelnuov­o». Hanno cominciato assieme, Maurizio da Figline e Marco da Pontassiev­e, sono diventati amici nei campetti delle categorie più basse della Toscana. «L’ho incrocia- to nell’anno in cui diventò allenatore/giocatore a Stia e quando ha preso la prima vera panchina alla Faellese: era una partita di Coppa Italia di Seconda Categoria, passammo noi del Dicomano ma senza superare la metà campo: Maurizio era già avanti. In Eccellenza nel ‘97, io a Poppi e lui alla Valdema, la prima volta contro da colleghi in panchina... è anche l’unica in cui l’ho battuto, lo esoneraron­o».

Adesso, vicino alla loro foto nello spogliatoi­o del Napoli, Brachi scrive su Facebook «A lezione dal numero uno! Che soddisfazi­one parlare di calcio con te!», ricordando quei viaggi insieme a Salsomaggi­ore a seguire i corsi di aggiorname­nto degli allenatori più in voga dell’epoca. Quando Sarri lavorava ancora in banca, Brachi in proprio. «Poi rappresent­ante, carta e detersivi. Avevo smesso per aprire un ristorante ma non è andata bene e da ottobre ho ricomincia­to con un’azienda alimentare».

Mai pensato di mollare l’impiego come Sarri e giocarsi tutte le fiches? «Non me lo sono potuto permettere. Maurizio nel 2001 ebbe coraggio, guadagnava bene... Faccio un campionato in cui ci chiedono di essere profession­isti in tutto tranne che per lo stipendio. In serie D sai quanti ce ne sono che potrebbero stare più su, almeno in Lega Pro? Anche io me le sono fatte e vinte tutte le categorie prima, però mi sono fermato all’ultimo scalino: sono andato bene, degli ultimi dieci campionati ne ho sbagliato solo uno, ma mi è mancato qualcosa».

Eppure quell’amico è un esempio. «Nel calcio di oggi è difficile salire senza padri e padrini ma qualcuno ce la fa, guarda anche Leonardo Semplici. Io mi sento pronto — racconta il mister dello Scandicci — ho 54 anni, voglio allenare nei profession­isti, almeno una volta». Sarri a 55 è arrivato in serie A, poi in Champions. «Cosa mi ha detto a Castel Volturno? Che insegue un sogno». Anche lui.

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Marco Brachi e l’allenatore del Napoli Maurizio Sarri nello spogliatoi­o di Castel Volturno

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