Corriere Fiorentino

Dentro il Calcio Storico con le voci dei calcianti

Nel libro di Matteo Poggi passioni, sfide e cazzotti

- Jacopo Storni

«A questo gioco, chi più picchia vince, c’è poco da fare. Possiamo passare una sera intera a ragionare di tattica, ma poi alla fine contano quelli, i cazzotti». Pensieri in libertà dei calcianti, nudi e crudi nella loro veracità e nel loro coraggio. Sono quelli contenuti nel libro di Matteo Poggi Non è un gioco per tutti: storie di vita, calcio e cazzotti (pagine 110, edizioni Navicellai, oggi alle 18 la presentazi­one al Teatro del Cestello), volume che racconta il Calcio Storico Fiorentino da dentro, attraverso la voce dei protagonis­ti. Dopo una prima parte storica — dove vengono passate in rassegna le piazze in cui si è disputato il torneo dal dopoguerra a oggi e come si è evoluto tatticamen­te il gioco — le pagine del libro diventano un susseguirs­i di emozioni in presa diretta. A parlare sono direttamen­te loro, i calcianti che hanno fatto la storia recente del torneo. Ventidue racconti, sviluppati in forma di monologhi, di quindici protagonis­ti dei quattro Colori. C’è Alessandro Pagliazzi, calciante Verde, che quasi si confessa e dice: «Il 24 giugno è San Giovanni, patrono di Firenze, e non è un semplice giorno. Per me poi non se ne parla. Io mi sono sposato il 24 giugno, ho comprato casa il 24 giugno, ho battezzato i’ mi’ figliolo il 24 giugno». E poi c’è Fabrizio Valleri, detto il Vallero, dei Bianchi, che senza peli sulla lingua dice: «La cattiveria nel Calcio Storico? Non è indispensa­bile ma certamente aiuta perché il Calcio Storico non è fiction, non è una pagliaccia­ta, le botte sono vere e i cazzotti fanno male». E «se qualcuno ha titubanza – dice l’Azzurro Andrea Cerchi – allora è meglio che torni indietro perché quel gioco non fa per lui».Uomini duri, quelli del Calcio Storico: «Quando dopo la partita torno a casa e mi guardo allo specchio, se ho quindici punti in testa non sono preoc- cupato, sono contento, capisco che ho fatto il mio dovere» dice Simone Mafara degli Azzurri. Parole che evocano il profondo legame con la tradizione dei calcianti. «La rena della piazza — dice il Rosso Alessandro Franceschi, il Ciara — non te la lavi con una doccia, ti rimane dentro, è un’emozione indelebile che ti marchia a vita». Il volume è corredato da circa 40 immagini in bianco e nero e nasce da una ricerca di Matteo Poggi per fini teatrali, ponendosi come anticipato­rio di un copione che sarà messo in scena nel 2018.

Nel frattempo, proseguono le cene dei quattro Colori. La scorsa settimana i Bianchi al Torrino e gli Azzurri in Santa Croce, martedì i Verdi erano in piazza San Giovanni, mentre stasera tocca ai Rossi in Santa Maria Novella. E per quest’anno, nuovo pallone sul sabbione, una sfera bianca e rossa realizzata a mano da una piccola azienda di artigiani marchigian­i di Treia, cittadina pesantemen­te colpita dal terremoto del centro Italia.

Solidariet­à Pronto il nuovo pallone realizzato dagli artigiani marchigian­i colpiti dal terremoto

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Riccardo Sorio (Bianco) e Luigi Ferraro (Azzurro) in Santa Croce (foto di Gianni Pasquini tratta dal libro)

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