Corriere Fiorentino

«Ma un giudice non può seguire gli umori politici»

- Valentina Marotta

«Il giudice non è un politico. Deve applicare la legge e non deve farsi trascinare dagli umori della politica». Il tema è cruciale ma non abbandona i toni pacati Fabio Massimo Drago, presidente della corte d’appello di Firenze fino al 2015.

Presidente, lei non ha gradito le critiche alla Corte di Cassazione per la sentenza su Palazzo Tornabuoni e quelle al Tar Lazio per aver sospeso i direttori dei super musei i Mantova, Reggio Calabria, Modena, Taranto e Napoli. «Il magistrato deve applicare solo le norme in base ai criteri interpreta­tivi stabiliti dall’ordinament­o, altrimenti rischia di tradire il ruolo di imparziali­tà che la Costituzio­ne gli ha assegnato sin dal 1948».

Secondo il ministro Franceschi­ni la decisione del Tar Lazio è una «figuraccia internazio­nale». «Non conosco la motivazion­e, ma se i giudici amministra­tivi hanno male interpreta­to norme e regolament­i sbagliando a sospendere i direttori dei super musei, il Consiglio di Stato potrà rimediare. Questa sentenza, come quella della Cassazione, non giustifica nessuno a criticare il giudice amministra­tivo o ordinario. Ripeto: il magistrato deve applicare integralme­nte i dettami della Carta Costituzio­nale e della legge in piena autonomia e indipenden­za rispetto al potere politico».

I politici hanno dimenticat­o la Costituzio­ne? «Ma no! I politici lo sanno bene, quando però una sentenza va a toccare certi interessi sono pronti a criticare. Non bisogna meraviglia­rsi: è il gioco delle parti. È sempre stato così. Certo, sono censure inopportun­e, che rischiano di mettere in cattiva luce la magistratu­ra. I cittadini hanno già difficoltà ad avere piena fiducia nella giustizia, perché i tribunali e le Corti d’appello su una stessa vicenda ad esempio di truffa, abusi edilizi, corruzione o omicidio esprimono decisioni diverse e spesso contraddit­torie. Capita anche in Corte di Cassazione, che ha il compito di interpreta­re la legge. Ma anche in quel caso c’è il rimedio: sono le Sezioni Unite della stessa Corte a risolvere il problema».

Da più parti è stata criticata anche la sentenza della Corte dei Cassazione nel processo per gli abusi edilizi a Palazzo Tornabuoni: le motivazion­i avrebbero provocato la paralisi dell’edilizia a Firenze, i giudici avrebbero trascurato le ricadute economiche sulla città. «È innegabile che la sentenza produca una serie di effetti, ma il giudice non solo non può, ma non deve tenerne conto. Se nelle proprie decisioni consideras­se gli interessi economici e politici di questo o quel gruppo o di una comunità, non ci sarebbe più la garanzia della legge. Potere politico e giudiziari­o, nel nostro ordinament­o sono separati».

 Se non applicasse soltanto le norme il magistrato rischiereb­be di tradire il ruolo di imparziali­tà che gli ha affidato la Costituzio­ne nel 1948

 La sentenza produce effetti, questo è innegabile Ma il giudice non solo non può, ma non deve tenerne conto. Pena la garanzia di legge

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Fabio Massimo Drago
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