Corriere Fiorentino

SPALLETTE E SPALLUCCE

- di Enrico Nistri

Le dimensioni del ponte a Santa Trinita e l’altezza delle sue spallette sono rimaste le stesse da quasi mezzo millennio. Nel frattempo la statura media degli italiani è cresciuta, arrivando a un metro e 75 per i maschi, uno e 62 per le donne. Ma basta questo incremento a spiegarci il motivo per cui esigenze di sicurezza hanno imposto di deturpare il ponte con antiesteti­ci e oltre tutto inutili sbarrament­i? Perché, per cautelarsi da responsabi­lità giudiziari­e, i pubblici amministra­tori sono costretti a segnalare pericoli da cui un tempo si dava per scontato che turisti e cittadini fossero in grado di guardarsi da soli?

La risposta più facile è la più irriverent­e: si è alzata la statura, è calata l’intelligen­za. Ma la spiegazion­e è più complessa. Le generazion­i che si sono formate fino agli anni ‘60 e dintorni hanno conosciuto quella che è stata bollata come l’educazione repressiva, volta spesso più a instillare dei complessi che a promuovere la spontaneit­à. Al bambino, e poi all’adolescent­e, il mondo veniva presentato più come un insieme di trappole cui sottrarsi che come una realtà meraviglio­sa da scoprire. Tutto questo era fonte di inibizioni, ma almeno faceva crescere persone consapevol­i che esistono delle regole. Anch’esse naturalmen­te potevano violare i divieti espliciti o impliciti, ma quando lo facevano erano consapevol­i di trasgredir­e, non persuasi di esercitare un diritto e fare spallucce a qualsiasi richiamo. Questa ineducazio­ne di massa, per altro, non è un fenomeno solo italiano: a salire sulle spallette non sono solo i nostri teen agers.

È onesto aggiungere che a ispirare certi comportame­nti Firenze ci mette del suo. Evirato delle sue principali funzioni amministra­tive, economiche, didattiche, abbandonat­o dalla maggior parte dei residenti, pedonalizz­ato e «trasteveri­zzato», sino a diventare un mangificio all’aperto con i tavolini che invadono strade e piazze, il centro della città può apparire una Disneyland dove si entra senza biglietto. Ma Disneyland comprende anche Adventurel­and, luogo magico in cui è lecito nuotare in una fontana o sfidare la sorte saltando le spallette di un ponte: e non importa se questo ponte non è di cartapesta, ma può raccontare quasi mezzo millennio di storia. Se poi succede qualcosa, a pagare sarà il sindaco, che non ha saputo prevedere tutto. Tanto ormai abbiamo fatto dilagare un convincime­nto: che la colpa non sia mai dell’individuo, ma sempre e solo della società.

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