Corriere Fiorentino

Empoli, se ne va don Renzo Liberò i ragazzi di provincia dalla catene della droga

Empoli, se ne va il prete operaio che ha liberato i ragazzi di Avane dalla droga. Oggi i funerali

- di Viola Centi

EMPOLI La scopa «per fare pulito, di tutti i ladri e i corrotti», don Renzo se l’era portata anche a Roma, a una manifestaz­ione sindacale. «Sempre pronto a schierarsi e a dire la sua, sul lavoro, sui diritti, sulla Chiesa», dicono con affetto i suoi parrocchia­ni. Don Renzo Fanfani era il prete operaio, il prete degli ultimi, il prete di Avane. Don Renzo è morto la notte tra lunedì e martedì, alla casa di riposo di Empoli, la Vincenzo Chiarugi. Fino alla fine, in mezzo alla gente.

Per lui, che la lotta sindacale l’aveva portata anche nella Chiesa, non era stato possibile andare al Convitto ecclesiast­ico di Firenze. «Gli portavo ancora la pommarola, anche in ospizio — racconta Norma, la vicina di casa di don Renzo per tutti gli anni in cui è stato sacerdote di Avane — e voleva che il venerdì andassi a cantare alla messa lì, sennò era triste senza canti, diceva».

Arrivò ad Avane nel 1991, dopo otto anni di carriera militare e nel 1966, a 31 anni, era sacerdote. Qualcuno, al circolo, dice che arrivò il primo mag- gio. «C’era la festa, e si presentò in canottiera e jeans, non ci sembrò un prete», raccontano. Infatti don Renzo era davvero un operaio: un fabbro, un vetraio, icone che ha voluto anche sulle vetrate della chiesa di San Jacopo. Una frazione di confine, un fazzoletto di terra empolese, in cui il segno del sacerdote è visibile ovunque. Il murales della navata della chiesa di San Jacopo, dipinto dagli studenti del liceo artistico, il circolo Arci, dove almeno tre volte ha detto messa, e che aveva contribuit­o a far costruire, e Casa Cioni, il sogno irrealizza­to di don Renzo, quel centro giovani che avrebbe dato speranza alle persone che amava di più, gli emarginati. E tutti si ricordano quando si schierò contro i 400 licenziame­nti alla Nuovo Pignone nel 1999: andava alle manifestaz­ioni, difendeva la Costituzio­ne. «Si è battuto, per far risorgere questo paese — raccontano — ha cercato di togliere da Avane la droga, che qui, prima, insomma, c’era una brutta situazione». Nell’atrio del circolo ci sono le foto storiche, anche quelle con don Renzo, che qui ha celebrato la sua ultima messa, con quella stola arcobaleno cui era tanto affezionat­o. «Ci portò anche il vescovo al circolo — ricordano — ma non ce lo disse mica: lo portò a vedere i lavori». Don Renzo era così, semplice, senza cerimonie, anche nell’accoglienz­a. «Veniva sempre a chiedermi qualcosa — racconta Norma — Una volta mi chiese il pane, una domenica, perché aveva gente. Gli detti anche il sugo. Poi gli portai in canonica un po’ di salumi, e lo trovai a pranzo con dieci senzatetto. Dall’ambulante al barbone. Erano cose, per quei tempi, a cui non eravamo abituati». Poi, nel 2006, tutta Italia conobbe il prete operaio, quando, per il referendum costituzio­nale, srotolò uno striscione dal campanile di San Jacopo con un gigantesco NO alle riforme costituzio­nali del governo Berlusconi. Diventò un caso, forse anche scomodo. Renzo venne assegnato alla parrocchia della Tinaia, sempre a Empoli, e nel 2007 «prese un anno sabbatico, andò in Trentino». Da lì in poi, non ha più avuto una parrocchia, ma Empoli non si è scordata di lui: nel 2014, una delle ultime apparizion­i in pubblico, il Comune gli ha assegnato il Sant’Andrea d’Oro, il più alto riconoscim­ento.

E ieri, tanti, hanno dedicato un pensiero a don Renzo, dal sindaco Brenda Barnini fino a Dario Parrini. Vittorio Bugli, lo ha definito «vero interprete di quella Chiesa ‘in uscita’ tanto cara oggi al Papa». E Graziano Cioni, lo Sceriffo di Firenze, ma di Sammontana, ricorda: «Ho avuto la fortuna di conoscerlo quando con don Gianni e don Nello, era alla Madonnina del Grappa di Empoli, ed era molto legato a don Mazzi e ai preti operai di tutto il mondo. Se ne è andato un prete,un uomo, che ha fatto solo del bene e che c’era per tutti».

 La vicina di casa Veniva sempre a chiedermi qualcosa, una volta gli serviva il pane. io gli detti anche il sugo. Entrata in canonica lo trovai a pranzo con dieci senzatetto

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Ricordi vicini e lontani Sopra l’ultima apparizion­e in pubblico quando il sindaco di Empoli Brenda Barnini gli consegnò il Sant’Andrea d’Oro. A destra don Renzo Fanfani durante una manifestaz­ione organizzat­a dalla sinistra

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